Ripristinare la possibilità per l’elettore di esprimere un voto di lista e di preferenza anche per una lista non collegata al candidato alla carica di presidente (voto disgiunto), abbassando contestualmente la soglia di sbarramento per fare ingresso in Consiglio regionale, dando così la possibilità a tutti i competitors elettorali di partecipare all’assegnazione dei seggi per le liste che abbiano ottenuto almeno il 3 per cento dei voti validi nell’intera regione e collegate a una lista regionale che ha superato il 3 per cento, superando il disequilibrio causato dall’attuale normativa che non consente il riparto dei seggi per le liste che non superino la soglia di sbarramento del 4 per cento sul territorio regionale collegate ad una lista regionale che non superi l’8 per cento dei voti.

Antonio Lo Schiavo, che con Liberamente progressisti si è sfilato dal gruppo “de Magistris presidente” per approdare al Misto, ha presentato, prima dell’inizio dei lavori consiliari previsti per questo pomeriggio, insieme a Raffaele Mammoliti (Pd), cofirmatario, la proposta di legge che intende dare una scossa al sistema elettorale calabrese. Con loro anche Saverio Pazzano, ex candidato a sindaco per il Comune di Reggio Calabria e consigliere comunale, con cui lo stesso Lo Schiavo ha condiviso il percorso di modifica della legge elettorale.

«È una proposta che vuole essere da stimolo e pungolo – ha esordito Lo Schiavo - che può e deve aprire un dibattito tra le forze politiche calabresi». Il consigliere regionale sottolinea il dato preoccupante dell’astensionismo registrato nelle ultime tornate elettorali, ripercorrendo poi le tappe che hanno portato all’approdo della legge elettorale in vigore che, come detto, fissa all’8% la soglia di sbarramento per le coalizioni che si abbassa al 4 per le liste.

Lo Schiavo collega il discorso anche alla legge elettorale nazionale, affermando che il 3% di sbarramento garantisce tutti: «Semplificare il sistema ed esprimere il principio che tutte le forze politiche debbano avere accesso nella ripartizione dei seggi. Questo è il nostro obiettivo. La seconda questione, invece, è quella del voto disgiunto: non si può votare un presidente diverso rispetto alle liste ad esso collegato. Insomma chi decide le elezioni sono i voti di lista, il contrario di quanto dovrebbe avvenire. Ecco perché questa esigenza».

I proponenti sottolineano che la proposta di legge non va ad incidere nella fase di attribuzione della quota maggioritaria, volta a garantire stabilità governativa, ma contribuisce, in prospettiva, ad assicurare una migliore performance al presidente della Giunta che non abbia raggiunto la maggioranza assoluta attraverso l’assegnazione del premio di maggioranza.

«Mai con forza si è affrontata la modifica della legge elettorale calabrese – continua Lo Schiavo -, criticata da più parti. Le leggi elettorali si cambiano all’inizio della legislatura, non alla fine. Questo è un testo non il testo da approvare, e spero che tutte le forze politiche, anche di maggioranza, vogliano ragionare su di esso. Il tempo c’è».

Insomma, come dire, si lancia un sasso nello stagno con la speranza che la proposta possa cogliere il favore trasversale delle forze presenti in Consiglio
Il ragionamento complessivo, tuttavia, non è avulso dalla dimensione nazionale: «È stato criticato il meccanismo della cooptazione, ma per le ragioni più varie tutti i tentativi di modifica sono sempre naufragati. Oggi noi esprimiamo una posizione di netta criticità. Bisogna avviare una raccolta di firme che porti all’abrogazione dell’attuale legge elettorale nazionale per poter cambiare una norma che è una vera porcata, di cui ormai tutti i partiti disconoscono la paternità, ma che per una serie di circostanze, in Parlamento, non trova mai una maggioranza per tornare a dare voce agli elettori italiani».

Naturalmente Lo Schiavo e Mammoliti sanno che da soli non ce la possono fare, «ma – dicono all’unisono - lanciamo un segnale che speriamo sia colto anche dal presidente della Regione».

Mammoliti: «Per il consigliere nessun vincolo di mandato»

«Con questo testo – ha detto Mammoliti - diamo declinazione effettiva ed esigibile al concetto che vorrebbe per il consigliere regionale un mandato senza vincolo territoriale».

Per l’esponente dem, non bastano i singoli provvedimenti: «Se non c’è un approccio di articolazione istituzionale e politica – afferma - non si va da nessuna parte». Il dato che oltre il 50% non vada a votare, poi, pone per Mammoliti un «problema democratico» importante. «Tre sono stati i temi cardine delle mie campagne elettorali: la diminuzione dei costi della politica, e c’è già un testo di legge in questo senso, la modifica della legge elettorale visto che siamo l’unica regione ad avere la soglia di sbarramento così alta: è chiaro che chi ha fatto questa legge – un’oligarchia la definisce Mammoliti – si era impossessato del funzionamento dell’amministrazione regionale, manomettendo il sistema democratico e favorendo un allontanamento dal Palazzo». Una «strozzatura», superabile per il consigliere dem anche con l’introduzione del voto disgiunto.

L’altro provvedimento caro a Mammoliti, rimane il trasferimento della “gestione” agli enti locali: «La Regione tenga in capo solo la pianificazione delle risorse, gli enti locali devono mettere in atto le azioni, ma naturalmente vanno forniti dei mezzi necessari».

Rispetto alla proposta di legge illustrata da Lo Schiavo e di cui è cofirmatario, Mammoliti sottolinea che «non è un testo che arriva a freddo. Con Antonio abbiamo presentato azioni e posizioni comuni», che fanno comunque pensare ad un nuovo capitolo, ad un anno di distanza dell’insediamento, nei rapporti interni all’opposizione.

Pazzano: «Segnare un’inversione di tendenza»

Per Saverio Pazzano, lo spirito della proposta di legge va rintracciato nella volontà di riavvicinare la gente alla politica: «Si parla moltissimo di astensionismo, e noi speriamo che questo possa segnare una inversione di tendenza. La scelta del presidente di fatto oggi non avviene, e la proposta del voto disgiunto è un modo anche di dare credibilità a chi si candida, e la soglia al 3% garantisce a tutti di essere rappresentati».

Il consigliere comunale reggino si augura che questo non resti una proposta per addetti ai lavori: «È il desiderio profondo dei calabresi di essere riavvicinati alla politica. Ecco perché la proposta cade in un percorso comune di chi ha scelto di rappresentare dal basso le istanze dei calabresi».