«La fiducia al Governo Draghi fu un gesto di opportunismo e vigliaccheria, i traditori non eravamo noi».
Dopo l’annullamento dell’espulsione dal gruppo parlamentare del M5s, la senatrice calabrese Margherita Corrado ha gioco facile a rivendicare la scelta che il 17 febbraio scorso costò a lei e ad altri cinque senatori pentastellati – tra cui un’altra senatrice calabrese, Rosa Silvana Abate - la cacciata dal gruppo del Movimento.
Il Consiglio di garanzia, organo d’appello di Palazzo Madama, ieri ha dichiarato la nullità dell’espulsione, innescando le reazioni dei diretti interessati.  

«L’espulsione – ricorda Corrado - è stata motivata con la non conformità del nostro voto al parere (favorevole) degli iscritti, chiamati ad esprimersi sul punto mediante votazione on line. In realtà, il quesito era stato posto in modo da orientare la risposta della base nella direzione desiderata dai vertici e, peggio, la composizione del Governo successivamente formato non rifletteva le premesse date. Far ricadere su di noi la responsabilità dell’espulsione, additandoci come traditori dei principi in ragione dei quali, al contrario, in quanto presupposto della nostra candidatura del 2018, rifiutammo la fiducia a Draghi, fu un gesto di opportunismo e vigliaccheria, dettato dal desiderio di disfarsi di alcuni Senatori particolarmente scomodi, perché non allineati acriticamente alle scelte di un decisore auto-prorogato».

«Non è una vittoria – conclude Corrado - perché quel giorno abbiamo perso tutti, semmai un parziale risarcimento morale per il fango gettato ingiustamente su tutti noi e una tappa, intermedia, di un percorso più articolato che, aiutando a ristabilire la verità dei fatti, consentirà anche ai nostri ex colleghi M5S di prendere coscienza delle proprie responsabilità e, auspicabilmente, di non ripetere gli errori commessi».

Meno caustico ma sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Rosa Silvana Abate: «Ho appreso la decisione del Consiglio di Garanzia del Senato che ordina la mia immediata integrazione nel gruppo Movimento 5 Stelle unitamente ai miei colleghi Lannutti, Lezzi, Angrisani, Corrado e Di Micco. Tutta questa vicenda mi lascia dentro una profonda amarezza perché dal primo momento non è stata valutata con serenità la nostra posizione. Sin da subito è stato chiaro che era stato un provvedimento affrettato e preso in pochi minuti».

E ancora: «La decisione conferma che non ho mai violato alcunché e dimostra che non votando la fiducia a Draghi (l'antitesi dell'essenza del Movimento 5 Stelle) non ho tradito né gli undici milioni di italiani che ci avevano scelto alle Politiche del 2018 né tantomeno i principi stessi del M5S ed è questa la cosa più importante».