Cancellata la legge sui vitalizi, rimane la vergogna per una pagina assai triste del Consiglio regionale. Anche il tenore di un dibattito con il quale l’Assemblea ha provato a giustificare l’ingiustificabile e si è ben guardata dall’assumersi le responsabilità, non ha fatto certo onore all’Istituzione. Dire “abbiamo sbagliato tutti” vuol dire che non ha sbagliato nessuno. Troppo facile cavarsela così. Così come non è accettabile la giustificazione “non abbiamo letto” che è arrivata da un imbarazzante opposizione di centrosinistra con Pippo Callipo che non ha trovato di meglio da fare che prendersela con la stampa. Né ha convinto la spedizione del segretario regionale Cristian Invernizzi che ha redarguito i suoi consiglieri affermando che un «secondo errore» non sarebbe perdonato, ma non ha preso alcun provvedimento.

Fuori dal coro invece l’intervento di Francesco Pitaro che ha ammesso la responsabilità e parlato esplicitamente di inganno e di un furfantello che avrebbe cambiato le carte in tavola per interessi personali.

 

«Ci è stata rifilata una proposta di legge diversa da quella concordata in Conferenza dei capigruppo dove si era detto che si sarebbe trattato di una legge di adeguamento alla normativa statale e invece no. Ok siamo stati leggeri e lo abbiamo confessato, ma è giusto che i calabresi e la comunità sappiano che si è trattato di un inganno di un atto di slealtà di manifesta slealtà presidente quella proposta diversa da quella concordata è stata elaborata da quella parte dell’emiciclo la mano di un furfantello ha elaborato una proposta e aveva in mente non gli interessi dei calabresi, mai i propri.

E allora se davvero il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini vuol fare un’operazione verità come ha detto nel corso del suo intervento spieghi chiaramente cosa è successo e chi e perché ha scritto questa legge.