Non ha fretta il Comune di Vibo Valentia, rispetto alla richiesta revoca della convenzione che lega l’ente al Corap per la gestione della parte del sistema depurativo di cui è proprietario palazzo Razza. L’impianto di contrada Silica e 13 pompe di sollevamento, che il Consorzio regionale per l’industrializzazione ha fatto sapere di non poter più controllare – visto il poco personale e la condizione deficitaria dell’ente in liquidazione – le strutture affidatele nel 1999, rimangono quindi senza manutenzione efficiente.

Così, se a Campo Calabro l’agonia del Corap non consente interventi sulle strade dell’agglomerato industriale – con il sindaco Sandro Repaci costretto a chiuderne una e addebitare al proprietario le spese per aggiustarla – il capoluogo di provincia torna a infiammarsi dopo l’ultimo sversamento di liquami, in una via di Vibo Marina, per il quale il Comune presenterà il conto della ditta incaricata del ripristino al Corap.

In realtà la distanza tra le parti sembra dovuta alla diversa interpretazione del contratto che Enrico Mazza, il commissario dimissionario, voleva rescindere unilateralmente «considerando impossibile un servizio di impresa in perdita». Di fronte a queste rimostranze, le ultime di una lunga serie – manifestate anche dai predecessori dell’uomo che era stato nominato da Occhiuto – il sindaco Maria Limardo abbozza. «Una rescissione non si può fare dall’oggi al domani», dichiara il primo cittadino che nei giorni scorsi aveva investito l’assessore regionale Rosario Varì – delegato alla materia, concittadino, compagno di partito -della spinosa questione.

«Ho scritto a lui – aggiunge Limardo – ed ho investito tutta la Regione perché è difficile avere una interlocuzione con un consorzio che cambia guida spesso». Varì aveva risposto al sindaco investendo della problematica lo stesso commissario Mazza, dicendogli anzi che era lui «ad avere l’esclusiva competenza sul Corap». Insomma, un rimpallo politico – che potrebbe essere all’origine della scelta di mollare da parte dell’avvocato indicato da Unindustria – per un consorzio ancora oggi senza guida, mentre non si conoscono ancora i tempi dell’annunciata creazione sia di una agenzia che supererebbe il Corap, sia del nuovo soggetto unico che gestirà il ciclo integrale delle acque.