All'iniziativa promossa dalla Cgil erano presenti primi cittadini ed esponenti politici nazionali. Il sindaco di Catanzaro torna sulla polemica con la presidente Anci e la sua decisione di istituire una commissione che valuti gli effetti della legge Calderoli
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L’Autonomia differenziata, cioè la possibilità per le Regioni di rivendicare per sé materie che prima erano di competenza dello Stato, con il relativo gettito fiscale trattenuto entro i propri confini, è ormai legge. E questo ha ringalluzzito il centrosinistra, quello del campo largo, mai troppo convinto fuori dalla contingenza elettorale, che però ora trova nuova linfa e immagina una forza progressista unitaria che annulli le differenze in nome della madre di tutte le battaglie: il referendum abrogativo.
Ieri a Vibo, nell’iniziativa promossa dalla Cgil proprio contro le due principali riforme costituzionali del governo Meloni – Autonomia differenziata e premierato – il messaggio è arrivato forte e chiaro. «La mobilitazione contro l’Autonomia differenziata – ha detto il segretario regionale del sindacato, Angelo Sposato – può gettare le basi per una grande alleanza di sinistra che possa rappresentare una nuova speranza politica per il Paese». A stretto giro, la deputata cinquestelle Vittoria Baldino, anche lei nella sede della Camera di Commercio dove si è tenuto il dibattito, ha risposto presente: «A Sposato dico che noi ci siamo». Insomma, qualcosa di più di un campo largo elettorale, «che spesso serve solo ad assicurare qualche poltrona in vista delle elezioni», ha sottolineato Baldino, rimarcando un concetto ancora difficile da tradurre in fatti, ma che di certo si è ormai insinuato nel fronte progressista, in parte consapevole che solo con un progetto strutturale e unitario sarà possibile battere la destra attualmente al governo. Avvisaglie di una nuova rotta che faccia convergere verso un unico soggetto politico le forze progressiste.
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E questo collante, questa motivazione, potrebbe essere proprio la battaglia contro l’Autonomia differenziata. D’altronde, al confronto promosso dalla Cgil, la strada da seguire è parsa a tutti obbligata: referendum abrogativo. Direzione indicata anche da Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, presente al dibattito: «L’esigenza di ribellarsi a ciò che sta accadendo è forte, perché le conseguenze della riforma Calderoli, se non verrà ostacolata, saranno per sempre. Per sempre», ha scandito il primo cittadino del capoluogo calabrese. «Ci aspetta una battaglia durissima – ha continuato Fiorita – ma la combatteremo e metteremo in evidenza le contraddizioni di questa maggioranza di governo che continua a usare l’alibi dei Lep (i livelli essenziali di prestazione, ndr). Ma i Lep sono come l’acqua fredda della pentola nella quale viene calata la rana prima di acedere il fornello. Senza che se ne accorga, lentamente, la rana viene uccisa». Fiorita ha poi ribadito le ragioni che hanno spinto i cinque sindaci delle città capoluogo calabresi a disertare il Consiglio dell’Anci che si è tenuto oggi: «Non potevamo esserci, perché invece di aderire alla proposta di referendum abrogativo, la presidente dell’Anci Calabria, Rosaria Succurro, avrebbe voluto che accettassimo la semplice istituzione di una commissione che valuti gli effetti dell’Autonomia differenziata. Una proposta degna di Salvini».
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