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VIBO VALENTIA - Il degrado del Parco Urbano di Vibo Valentia torna ad essere oggetto di dibattito. Ad occuparsene tre consiglieri di maggioranza del comune di Vibo Valentia che vorrebbero riportare in auge una proposta vecchia ormai di qualche mese: il protocollo d’intesa tra il comune capoluogo e l’azienda “Calabria Verde”, a costi ridotti, non più di 13.728 euro annui, riaffiora dopo essere rimasta, a quanto pare, rimasta chiusa da quanto si apprende, nei cassetti degli uffici di palazzo “Razza”.L’idea, risalente allo scorso Febbraio, viene rispolverata dai tre esponenti del gruppo Misto, Raffaele Manduca, Antonio Pagano e Vincenzo De Filippis, di recente fuoriusciti dal Nuovo Centro Destra.
La proposta. Tutto nasce dalla constatazione della necessità di <>, per offrire << un contributo concreto, rispetto alle criticità che impediscono la fruibilità degli spazi verdi nella città >>.Nel consiglio comunale del prossimo 27 giugno << ci faremo promotori di una mozione – hanno scritto i tre in una nota - volta ad impegnare politicamente l’Amministrazione, affinché conceda a “Calabria Verde” la gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria del Parco Urbano, patrimonio ambientale della Città, unico centro di aggregazione della comunità >>.
Sinergia tra enti pubblici. Chiaro l’intento: arrivare alla << stipula di un protocollo di intesa - rimanendo nell’ambito della cooperazione tra enti pubblici - per la gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria del Parco, dettagliatamente elaborata a seguito di sopralluogo effettuato con i tecnici del comune>> .
L’impegno di Alfonsino Grillo. << L’operazione amministrativa>>, per la quale si era adoperato anche il consigliere regionale Alfonsino Grillo - guarda caso in aperta polemica con il primo cittadino - garantirebbe all’ente una serie di benefici. Verrebbero realizzate, infatti, da “Calabria Verde” le staccionate secondo schemi forniti dagli uffici comunali; si procederebbe alla << messa a dimora di essenze forestali al fine di realizzare percorsi didattici, all’arredo urbano, alla revisione dell’impianto di irrigazione e del sistema di smaltimento delle acque meteoriche e al reintegro del manto erboso>>.In sostanza, – hanno chiosato Manduca, Pagano e De Filippis - << a costi (quasi) zero si restituirebbe dignità e fruibilità al Parco, valorizzando l’ambiente per una migliore qualità della vita>>.Dallo schema di convenzione è peraltro evidente che il costo esiguo dell’operazione verrebbe del tutto annullato qualora il comune provvedesse al trasporto degli operai idraulico-forestali con un mezzo proprio.
I quesiti. E la domanda sorge spontanea: perché il suggerimento, pur non protocollato, dal quale era tangibile un risparmio consistente per le casse di un comune da tempo in dissesto, sarebbe rimasto nella polvere per oltre 100 giorni? Quali interessi si sono celati dietro tanto silenzio? Agli organi competenti, l’ardua sentenza!