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‘Le crociate contro di noi’. Alza i toni il segretario provinciale (dimissionario) del Pd Michelangelo Mirabello, che ribadisce la voglia del gruppo Censore di correre al prossimo congresso provinciale per vincerlo, per mostrare la forza e la penetrazione sul territorio. Nessuna parola dal consigliere regionale sugli spostamenti di corrente che hanno visto protagonisti Censore e i suoi negli ultimi mesi (da cuperliani a strenui difensori del verbo renziano) ma solo una sfida ai vecchi nemici, che preparerebbero una “crociata, guidata da tutti coloro che continuano a sottovalutare la sua (di Censore) e la nostra capacità di penetrazione nel territorio”.
Una sfida che Mirabello è sicuro di vincere, personale più che politica. Del resto le due coalizioni che si confronteranno al congresso sono, paradossalmente, entrambe renziane. Da una parte il neo renziano Censore, con il fedele scudiero Mirabello; dall’altra l’ex presidente della Provincia De Nisi, che ha sempre ambito a rappresentare la corrente del premier sul territorio vibonese, affiancato dal redivivo Pietro Giamborino e dai Soriano (padre e figlio). Renziani contro renziani, pronti alla sfida all’ultima tessera. Una sfida nuova, per una segreteria nuova, ma che ripresenta ancora una volta la vecchia sfida che domina il Partito Democratico vibonese da anni: Censore vs De Nisi.
Non si schiera in questa contesa il capogruppo del Pd in Consiglio, candidato sindaco sconfitto alle recenti comunali, Antonio Lo Schiavo, da più parti tirato per la giacca in queste settimane. Prima era stato De Nisi a corteggiarlo, per farne il simbolo della battaglia anti-Censore. Poi ammiccamenti erano arrivati dall’area di Censore, a cui del resto si deve il battesimo politico del giovane notaio, al di là delle tensioni dovute al presunto smarcamento durante le elezioni, e soprattutto dopo, con le varie accuse a mezzo stampa rilanciate dai dirigenti (cittadini e provinciali).
Lo Schiavo ha sposato la battaglia della minoranza Pd, l’area di Roberto Speranza, dopo aver incontrato varie volte l’ex capogruppo del Pd al Parlamento. In una sfida congressuale a colpi di tessere tra renziani della prima ora e neo renziani probabilmente non si schiererà, se non per portare la componente speranziana nella segreteria provinciale del Pd, come minoranza (riproponendo, qui si politicamente, lo schema che già regge il Partito Democratico a livello nazionale). Non una battaglia di nomi per Lo Schiavo, ma l’inizio di un percorso politico che dovrebbe portare al rinnovamento della classe dirigente del Pd sul territorio, dopo anni di brutali sconfitte in tutti gli appuntamenti elettorali.
Questa posizione ‘super partes’ probabilmente non piace a Mirabello, che nel colloquio con Tonino Fortuna della Gazzetta, manda vari messaggi a Lo Schiavo, chiedendo conto dell’incontro avuto la settimana scorsa con la rappresentanza provinciale di Sel, e dell’annunciato ‘Laboratorio politico’, che dovrebbe essere lanciato nei prossimi mesi per tenere insieme il gruppo che ha sostenuto la sua campagna elettorale contro Costa.
“Qualora Sel abbia promosso quel confronto per discutere con l’uomo che ha votato alle amministrative della scorsa primavera nulla da obiettare – ha dichiarato Mirabello – se invece l’incontro è finalizzato a discutere di problemi inerenti il congresso del Pd, penso non sia stato politicamente corretto. Sarebbe infatti una pesante deligittimazione, in primo luogo del segretario di circolo”. Qui il consigliere regionale lancia la (solita) stilettata al rivale di sempre nel Pd vibonese, quello Stefano Soriano che ha sostenuto con forza la candidatura di Lo Schiavo alle ultime comunali. Lo stesso Soriano che, essendo della corrente dei Giovani Turchi, dovrebbe ritrovarsi alleato del neo renziano Mirabello; ma, come detto, nel Partito Democratico vibonese le questioni personali e non la politica determinano le squadre in campo.
Infine il riferimento al Laboratorio politico annunciato da Lo Schiavo: “Vorrei capire se questo laboratorio nascerà dentro o fuori dal Pd”. Lo Schiavo, che è capogruppo del Pd in Consiglio, ha già chiarito di voler lanciare questo progetto per avvicinare ai democratici tutto quel mondo (anche ‘moderato’ e di 'sinistra') che lo ha sostenuto alle comunali e che non si sente rappresentato dagli attuali vertici del partito. Quel mondo che entrerà nel Pd se troverà spazio, per impostare una nuova politica sul territorio, e non per entrare nella guerra personale tra i diversi capi corrente.