Ancora nessuna certezza, almeno sui tempi, sulla distribuzione gratuita del vaccino sperimentale anti bronchiolite. Lo si intuisce dalla risposta del Governo all’interpellanza urgente presentata dalla deputata del M5s, Gilda Sportiello, lo scorso venerdì a Montecitorio. La Sportiello ha ricordato in aula che solo nel 2023 la società italiana di neonatologia ha registrato 15mila ricoveri di bambini e bambine in Italia, di cui 3000 in terapia intensiva e ben 16 decessi per la bronchiolite. Nel 2022 in Europa è stato sperimentato un anticorpo monoclonale che ha fatto registrare risultati così importanti da ridurre dell’80% i ricoveri ospedalieri.

Il 18 settembre scorso, però, il Ministero della Salute ha diramato una circolare comunicando alle Regioni che il farmaco non è a carico del servizio sanitario nazionale essendo considerato extraLea. La conseguenza, com’è noto, è che le Regioni sottoposte al Piano di rientro dal debito sanitario non saranno in grado di assicurare gratuitamente il farmaco ai loro cittadini.

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All’interpellanza ha risposto Wanda Ferro che è sottosegretario agli Interni. La deputata ha letto una relazione zeppa di termini tecnici, ma la sostanza è che «nelle more delle valutazioni sull’ipotesi di implementazione di un piano di immunizzazione che integri l’utilizzo degli anticorpi monoclonali in affiancamento alle opzioni vaccinali - sono state le parole pronunciate -, che inevitabilmente richiederà tempi prolungati per l'effettiva adozione, al fine di assicurare omogeneità dei trattamenti di prevenzione sopra richiamati su tutto il territorio nazionale, il Ministero ha formalizzato ad Aifa la richiesta di passaggio degli anticorpi monoclonali autorizzati della classe C (a carico dei pazienti) alla classe A-PHT (rimborsati dal Servizio sanitario nazionale). Qualora non si ravvisassero le condizioni per poter garantire tempestivamente il cambio di classe, comunque, è già stato previsto un programma pilota, con adeguate risorse, che renderà fruibile gratuitamente il farmaco, in esito al quale il Ministero valuterà le strategie per assicurarne la disponibilità ai cittadini in modo assiduo e continuativo».

In sede di replica la Sportiello non si è affatto dichiarata soddisfatta dalla risposta del Governo, a partire dal fatto che è stata fornita da chi non si occupa della materia. Il punto per la deputata grillina è che questo anticorpo è conosciuto in Europa dal 2023. Solo il 18 settembre scorso il Ministero della Salute ha diffuso la circolare in cui diceva che l’anticorpo monoclonale era fuori dal piano vaccinale suscitando lo sdegno di tantissimi.

«Il giorno dopo - ha continuato in aula la Sportiello - per il Ministero è cambiato tutto. Si è accorto che non si possono fare differenziazioni fra neonati e ha assicurato di aver chiesto ad Aifa il passaggio di categoria del farmaco. ma questo è solo l’antipasto di quello che accadrà in maniera spinta con l’autonomia differenziata. Il presidente della Lombardia Fontana, sul tema, ha dichiarato tranquillamente che la sua regione ha le risorse, perché non posso usare il farmaco? Non ha mostrato di pensare nemmeno un secondo ai bambini della Sicilia, della Calabria, delle altre regioni in deficit. Non mi rassegno ad un Paese che lascia indietro qualcuno, addirittura i bambini. Ma che Paese vogliamo costruire? Mi auguro che domani il vaccino sia disponibile per tutti perché ridurre i ricoveri dei nostri figli dell’80% è un imperativo morale prima che politico».

La Sportiello ha concluso dicendo che siamo in ottobre, in pieno periodo influenzale. La risposta del Governo non può essere ancora attendista. Non resta che aspettare, purtroppo, quando partirà questo sistema sperimentale citato dalla Ferro e in cosa consisterà concretamente.