La tratta ferroviaria chiusa il 16 settembre avrebbe dovuto riaprire il 19 gennaio. La deputata M5s si scaglia contro il Governo e invita Occhiuto ad aprire un tavolo strategico per programmare la mobilità regionale
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Tra i silenzi – di Rfi e Regione Calabria – la ferrovia ionica molto probabilmente rimarrà a tempo indeterminato in quel limbo in cui è precipitata cinquant’anni fa, quando le littorine diesel erano il top di gamma.
È notizia di queste ore che la tratta Sibari-Crotone, chiusa al transito lo scorso 16 settembre per dei lavori di ammodernamento tecnologico della rete – e non di certo per l’elettrificazione come tutti avevano immaginato – non riaprirà, come previsto, il 19 gennaio, ovvero tra qualche giorno. E questo perché – pare, il condizionale è d’obbligo nonostante nessuno, da queste parti, abbia mai visto un solo operatore in attività – quei lavori non sarebbero mai stati eseguiti.
Sostanzialmente la tratta è rimasta chiusa più di quattro mesi per niente. Anzi, tanto. Come i moltissimi disagi causati all’utenza, quella poca rimasta negli anni più per filosofia di vita che per necessità, a fruire di un treno, dopo essere stata presa a spallate per decenni verso gli scomodissimi bus.
Disagi a pendolari, studenti delle superiori e universitari, costretti a sobbarcarsi ore in più di viaggio in pullman oppure – i più fortunati – ad organizzarsi a turno con le auto tra colleghi. Insomma, una babele, nel silenzio delle istituzioni. Sarà perché con la recente revisione del “nuovo” carrozzone Pnrr sono spariti molti dei miliardi destinati alle infrastrutture calabresi?
Le opere sparite dai radar Pnrr e la grande incertezza sul futuro
A visionare il portate “Openpnrr”, di Openpolis, per verificare lo stato di avanzamento dei progetti inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, è facile notare come non solo siano spariti i fondi per l’alta velocità in Calabria, ma anche la quota Pnrr di opere minori, come appunto l’aggiornamento tecnologico della linea ferroviaria ionica (non si fraintenda con l’elettrificazione che è altra cosa), gli interventi per l’eliminazione dei passaggi a livello, l’elettrificazione – sì, proprio quell’opera che proietterebbe la linea nel futuro, in cui tutti già vivono, tranne i calabresi ionici – la bretella di Sibari (e pure la strada Sila-mare tra Mirto Crosia e Longobucco, ma questa è un’altra – tristissima – storia).
Tutte opere che potrebbero o – meglio – dovrebbero concludersi con altri fondi, ammesso che ci sia sempre la volontà politica e la possibilità di intercettare risorse per realizzarli.
Insomma, ad oggi regna grande incertezza attorno allo sviluppo infrastrutturale della Calabria ionica, mentre nessuno profferisce parola.
Il Pnrr avrebbe dovuto colmare il gap tra il nord ed il sud del Paese ed invece lo sta accentuando a mo’ di Robin Hood all’italiana: rubare ai poveri per dare ai ricchi.
Baldino: «Occhiuto convochi un tavolo per la mobilità regionale»
Anche per questo – tra le pochissime voci fuori dal coro dei silenzi – la deputata Vittoria Baldino sta alzando il tiro. A margine di una conferenza stampa tenutasi a Roma ed organizzata dal sindaco di Cosenza Caruso sul tema dell’alta velocità ferroviaria in Calabria, la vicecapogruppo alla Camera dei Deputati del Movimento Cinque Stelle, eletta nel collegio di Corigliano Rossano, invita il governo Meloni a restituire a questa porzione di Calabria il diritto alla mobilità.
«Siamo davanti all’ennesimo martedì nero dei trasporti ferroviari. Dopo questi risultati pessimi qualunque ministro dei trasporti in qualunque nazione del mondo si sarebbe dimesso da tempo. Nelle scorse ore abbiamo appreso la notizia che la tratta regionale Sibari - Crotone sospesa per lavori dal 16 settembre che sarebbe dovuta riaprire il 19 gennaio non riaprirà sicuramente prima di giugno, perché i lavori lungo i circa 100 km di binario, finanziati con 60 milioni di euro, non sono ancora iniziati. Oggi possiamo parlare di grandi opere per la Calabria, della loro fattibilità, del loro finanziamento e della loro necessaria realizzazione, ma alla Calabria serve prima di tutto la volontà politica di restituire ai suoi cittadini il diritto alla mobilità. Diritto che ancora oggi è negato».
Vittoria Baldino punta ai piani alti. «Lo stesso governo Meloni – rimarca – con il ministro Salvini, sta facendo passare il concetto, come per il Ponte sullo Stretto, secondo cui la volontà politica può superare ogni ostacolo di natura tecnica. Con questa stessa determinazione Salvini restituisca ai calabresi il diritto alla mobilità. La fascia ionica è esclusa dall’alta velocità a tempo indefinito ed è inimmaginabile, in ogni caso, un’alta velocità senza un sistema ferroviario regionale che sia integrato e che metta in connessione tutte le sue infrastrutture come gli aeroporti calabresi. Come si garantisce il diritto alla mobilità se i calabresi continuano ad essere costretti a muoversi con l’autobus o con l’auto?».
La parlamentare ne ha anche per quella politica regionale che dovrebbe definire «le priorità a breve, medio e lungo periodo e faccia un piano. Occhiuto convochi un tavolo strategico per tutta la mobilità regionale e con tutti gli attori interessati: ministero dei Trasporti, Anas, Rfi, Sacal, società di trasporto, sindacati. Qualsiasi treno ad alta velocità se non connesso ai treni regionali diventa inutile. Si faccia promotore poi di un tavolo con le regioni limitrofe come Basilicata e Puglia per una strategia a medio termine che permetta di connettere in rete la mobilità regionale lungo le dorsali joniche e tirreniche e le trasversali Paola/Cosenza-Sibari e Lamezia-Catanzaro».