L’Assemblea legislativa ha vissuto un 2022 all’insegna della soverchiante forza politica espressa dalla maggioranza che sostiene Occhiuto ma non sono mancati momenti di grande imbarazzo, come nel caso delle proposte di legge ritirate dopo una bufera di polemiche
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Quello che si è appena concluso, per la politica calabrese, è stato un anno molto intenso, apertosi con l’elezione a palazzo Campanella dei grandi elettori che il 24 gennaio hanno partecipato alla tormentata rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Appena due giorni dopo il Partito democratico calabrese con i lavori congressuali usciva da un lungo Commissariamento incoronando Nicola Irto quale nuovo segretario regionale dem.
Intanto, in Consiglio, dopo due mesi dall’insediamento di Roberto Occhiuto venivano insediate le Commissioni consiliari, vero luogo di confronto per la politica calabrese dove si sono consumati accesi scontri tra maggioranza e opposizione.
L’unità su 106 e “Vertenza Calabria”
Uno dei punti più alti dell’attività del Consiglio regionale è però rappresentato dalla discussione del 28 febbraio sulla Statale 106 culminata con l’approvazione di una mozione unica che ha riacceso i riflettori sulla cosiddetta strada della morte, che nella legge di Bilancio appena varata in Parlamento ha trovato solo una parte del finanziamento occorrente per il suo ammodernamento. Ma il Consiglio ha sostenuto anche i punti della “Vertenza Calabria”, concordata dal presidente Occhiuto con le organizzazioni sindacali nazionali e regionali, in particolare sull’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e sul porto di Gioia Tauro.
Il decisionismo di Occhiuto e lo scontro coi sindaci
Ma il 2022 è passato alla storia anche se non soprattutto per il decisionismo del presidente Occhiuto che ha agevolato il riassetto degli organismi regionali che si occupano di beni primari, come la gestione delle risorse idriche e del ciclo dei rifiuti, con la pubblicizzazione di Sorical, uscita da un decennio di liquidazione e la creazione di ArriCal, l’Autorità regionale che si occuperà di rifiuti e risorse idriche. Il tutto mentre proseguiva, sullo sfondo di un continuo confronto col governo, la costituzione di Azienda zero per accentrare in un unico soggetto la gestione del comparto sanitario calabrese, a cui si è pensato di dare manforte, al termine di un accesissimo dibattito, con il reclutamento dei medici cubani e dei medici senza specializzazione.
Provvedimenti che hanno messo in evidenza la forza, non solo numerica, del centrodestra distintosi anche per la presentazione, spesso e volentieri, di leggi omnibus contenenti importanti norme che hanno portato allo scontro con le opposizioni che, quando si sono presentate compatte, hanno anche mandato in crisi la maggioranza. Troppo poco però per una minoranza che troppo spesso ha parlato lingue differenti agevolando lo strapotere del centrodestra. Che però non ha evitato i continui scontri, al limite del muro contro muro, tra il presidente della giunta e i sindaci calabresi, ancora oggi sulle barricate per la questioni che non li hanno visti coinvolti.
Le urne e la nuova pattuglia parlamentare
Ma nel 2022 si è tornato alle urne due volte: per il turno di giugno delle amministrative che tra gli altri ha incoronato Nicola Fiorita sindaco del capoluogo, e per le politiche che, dopo la caduta di Mario Draghi, hanno proiettato Fratelli d’Italia alla guida del Governo nazionale con la leader Giorgia Meloni e rinnovato il parco calabrese dei parlamentari.
A prendere posto nell’aula di Montecitorio i cinque eletti nei collegi uninominali: Domenico Furgiuele (Lega), Anna Laura Orrico (M5S), Wanda Ferro (FdI), Giovanni Arruzzolo (FI), Francesco Cannizzaro; e quelli per la quota proporzionale: Alfredo Antoniozzi, Eugenia Maria Roccella (FdI), Giuseppe Mangialavori (FI), Simona Loizzo (Lega), Vittoria Baldino, Riccardo Tucci, Elisa Scutellà (M5S), Nico Stumpo (Pd).
A Palazzo Madama, invece approdano, dai collegi uninominali, Ernesto Rapani (FdI) e Tilde Minasi (Lega); per il proporzionale, Fausto Orsomarso (FdI), Mario Occhiuto (FI), Nicola Irto (Pd) e Roberto Scarpinato (M5S).
Per effetto delle elezioni anche il Consiglio ne esce rinnovato. Al posto degli eletti neo parlamentari entreranno i non eletti alle elezioni di ottobre 2001: Sabrina Mannarino per Orsomarso; Giovanni Muraca per Irto; Pietro Molinaro per Loizzo: Domenico Giannetta per Arruzzolo. In giunta, al posto dei due assessori eletti, saranno invece nominati Giovanni Calabrese (FdI) e Emma Staine (Lega).
La crisi della maggioranza e il flop del consigliere supplente
Tra i flop del Consiglio regionale di marca centrodestra si annoverano invece la legge sull’istituzione del consigliere supplente che ha portato la maggioranza – in fibrillazione anche per le nomine nell’esecutivo - a fare un deciso passo indietro al termine di un confronto serrato tra i capigruppo, divisi tra ripensamenti e marce indietro dell’ultimo minuto. Come è accaduto anche con la legge sulla disciplina delle sale da gioco che alla fine di un acceso confronto fuori e dentro il palazzo – netta la posizione anche della Conferenza dei vescovi calabresi - sembra aver scontentato molti, se non tutti, nonostante ci siano volute due sedute d’aula per approvare la norma.
I numeri di un anno di legislatura
Dal punto di vista più squisitamente statistico, sono state 20 le sedute d’aula svolte tra il 15 novembre 2021 – data della sua elezione – al 22 dicembre scorso, e 119 le riunioni di Commissione. Su 143 proposte di legge prodotte (5 sono state ritirate) ne sono state approvate 75. I provvedimenti amministrativi depositati ammontano a 103, mentre quelli approvati sono stati 81. Sono invece 106 le interrogazioni depositate a Palazzo Campanella, insieme a due interpellanze discusse; 40 le mozioni (di cui 13 approvate), 2 ordini del giorno e 1 risoluzione. I capigruppo invece si sono incontrati 15 volte, e l’Ufficio di presidenza si è riunito in 32 occasioni.