Francesco Cannizzaro e Wanda Ferro sono incompatibili e dovranno lasciare lo scranno di consiglieri regionali. Lo si sapeva già e lo stabilisce la legge. I due, però, non si sono ancora dimessi ad oltre due mesi dal voto e hanno reso necessario l’avvio delle procedure burocratiche di palazzo Campanella con la convocazione della giunta delle elezioni.

Melina sul numero legale

Non solo. Hanno presentato controdeduzioni provando a giustificare le proprie mancate dimissioni e ad allungare il brodo, soprattutto per mantenere in piedi le rispettive strutture per il maggior tempo possibile. Con il bene placido, almeno così si vocifera a palazzo Campanella, di molti colleghi che non si sono presentati in Consiglio, rischiando di far saltare la seduta della giunta per assenza del numero legale. Tra gli assenti, oltre allo stesso Cannizzaro che non è stato sostituito da nessuno, anche Fausto Orsomarso (di Fratelli d’Italia come Wanda Ferro) e di Flora Sculco. Solo in extremis, e rinviando di 4 ore la seduta, si è riusciti ad avere il numero legale e a dare l’avvio ai lavori.

Le controdeduzioni

Le controdeduzioni presentate da Cannizzaro e Ferro sono state illustrate ai componenti della giunta dal presidente Sebi Romeo. La Ferro si è limitata a confermare di avere avviato il procedimento di valutazione delle incompatibilità previsto dal regolamento della giunta della Camera dei Deputati. Cannizzaro, invece, ha formulato una giustificazione più articolata, allegando anche ritagli di stampa, e riferendosi alla situazione di stallo politico dovuta alle difficoltà di arrivare alla nascita di un governo nazionale. «Il perdurare delle consultazioni da parte dei partiti politici nazionali – scrive Cannizzaro – e gli esiti negativi che fino ad oggi sono emersi dagli incarichi esplorativi assegnati alle prime cariche di Senato e Camera da parte del presidente della Repubblica Mattarella per la formazione del nuovo governo del Paese, palesano una situazione di stallo parlamentare inaspettata che ritarda anche la convocazione della giunta per elezioni della Camera dei Deputati. Confermo che nel momento in cui verrà convalidata lamia elezione dall’organo preposto del Parlamento, non esiterò a dimettermi dal ruolo di consigliere regionale. Affinchè la mia posizione non possa apparire pretestuosa – precisa ancora Cannizzaro – le rappresento che le stesse deduzioni sono state presentate dal governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso».

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Le controdeduzioni sono state giudicate inammissibili dalla giunta che ha discusso che ha sancito l’incompatibilità degli stessi che avranno dieci giorni di tempo per decidere quale poltrona tenere e quale lasciare. I dieci giorni inizieranno a decorrere dal momento in cui gli uffici di palazzo Campanella notificheranno il provvedimento. Sempre che, ma non pare possano esistere dubbi, il Consiglio regionale del prossimo 21 maggio approvi quanto stabilito dalla giunta delle elezioni. Attendono i primi dei non eletti Giuseppe Pedà e Claudio Parente, ancora fermi ai box. E se per quel che riguarda Pedà, comunque, dovremmo ormai esserci, esistono ancora maggiori incertezze per quel che riguarda Parente. Una volta decaduta la Ferro, il primo dei non eletti sarebbe Giuseppe Mangialavori, eletto in Senato, che si troverebbe nella stessa situazione di incompatibilità in cui versano Ferro e Cannizzaro. Ci sarà da augurarsi che, in questo caso, almeno Mangialavori si dimetta subito senza rendere nuovamente necessario il ricorso alla giunta per le elezioni.

Il verdetto finale

«La giunta per le elezioni ha deciso per l’incompatibilità – ha detto il presidente Romeo al termine dei lavori - che adesso comunicherà al Consiglio regionale che il 21 dovrà deliberare e notificare questa decisione. Dopo i due consiglieri potranno scegliere». In ordine al merito delle controdeduzioni presentate, Romeo si è espresso così: «Sono controdeduzioni legittime, ma non investono il ruolo del Consiglio regionale che era chiamato a decidere attraverso la giunta per le elezioni che ha deciso secondo legge e secondo coscienza». Romeo ha anche ammesso le difficoltà avute per riuscire a tenere la seduta. «Abbiamo lavorato molto per ottenere il numero dei presidenti necessario non tanto per la validità della seduta, ma per la validità della seduta deliberante che è un numero ancora più delicato».

 

Anche per il consigliere Mimmo Tallini di Forza Italia non ci sono dubbi. «Le controdeduzioni sono state esaminate e controdedotte, a loro volta, dagli Uffici che le hanno considerate inconsistenti e non accoglibili. Abbimo quindi adottato un atto dovuto e non discrezionale, anche per non negare all’Assemblea di fare entrare in nuovi consiglieri e renderla pienamente funzionale». Secondo Tallini poi il ritardo dei due consiglieri sarebbe da attribuire alla situazione di ingovernabilità nazionale. «Comprensibilmente è stato valutato il rischio di rimanere fuori dal Consiglio e fuori dal Parlamento in caso di scioglimento anticipato. Adesso questo rischio non esiste più anche perché non ci sono i tempi tecnici per votare a luglio e, dunque, tutte le esigenze sono state contemperate».

 

Riccardo Tripepi