Il deputato vibonese è stato riconfermato in Parlamento: «Insieme ad Auddino abbiamo stabilizzato 24mila lavoratori meridionali». Sull’alleanza col Pd: «Tutto dipende da chi prende il posto di Letta» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Riccardo Tucci appartiene allo zoccolo duro del Movimento 5 Stelle, a quella parte di militanza che ha sempre creduto nei valori fondanti lo stesso Movimento e non segue le altalene della politica. Lui, infatti, è rimasto al suo posto e non ha ascoltato alcun canto delle Sirene. Dentro e in campo per il Movimento. E da sempre fedele a Giuseppe Conte.
Deputato vibonese uscente, è stato rieletto a Montecitorio nel collegio plurinominale alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre. «I cittadini premiano la politica del fare e non le chiacchiere», anticipa il parlamentare che in questa intervista parla a tutto campo. Non mancando di rivendicare il ruolo dei pentastellati «nel difficile panorama politico nazionale e locale».
L'intervista
Parliamo dell’esito delle elezioni. Il Movimento 5 Stelle era dato, se non per spacciato, comunque in netto calo. Invece cosa è accaduto?
«È accaduto che come nelle elezioni politiche precedenti, sia nel 2013 che nel 2018, ci hanno sempre sottovalutato e sottostimato. E alla fine i cittadini hanno risposto votando quelli in cui credevano di più e che hanno dato maggiori garanzie. Quando si parla di garanzie parliamo di lavori a favore della collettività. Il Movimento storicamente ha fatto di questo una sua battaglia. E anche quest’anno i cittadini ci hanno premiato, non con la stessa forza del 2018, ma ricordiamoci che siamo partiti da 9 per cento in questa campagna elettorale e siamo arrivati al 15,5, e questo significa che in un mese di campagna elettorale abbiamo recuperato circa sei punti e mezzo percentuali».
Quanto ha pesato, a urne chiuse, Giuseppe Conte e quanto invece il Movimento?
«Sicuramente Conte ha rappresentato l’80 per cento della forza e in ciascun collegio l’80 per cento è dato dalla sua figura, questo è innegabile. Ma una parte netta è certamente attribuibile al lavoro che abbiamo fatto come parlamentari uscenti. E non parlo solo di me, ma anche dei colleghi, come la Orrico, che ha vinto nel suo collegio. Quindi, la gente ha riconosciuto il nostro operato sul territorio per quella parte in più necessaria a battere a Cosenza il centrodestra e ad affermarsi a Vibo Valentia come prima forza politica, nonostante dall’altra parte ci fosse una struttura non indifferente».
La rielezione alla Camera dei Deputati cosa rappresenta per lei?
«Vuol dire la possibilità di continuare i lavori che si sono interrotti a causa della caduta del Governo. Vuol dire poter provare a portare a termine, ad esempio, l’emendamento sul potenziamento del porto di Vibo Marina, mi permetterà di portare a termine una operazione che, insieme al mio collega senatore Auddino, ha portato alla stabilizzazione di 24mila lavoratori in tutto il Sud Italia che da ben 25 anni lavoravano in modo precario per lo Stato. Attraverso il nostro lavoro abbiamo stabilizzato questi lavoratori a tempo indeterminato e abbiamo garantito loro uno stipendio dignitoso. Adesso resta l’ultimo tassello che è quello di fare riconoscere i contributi per gli anni lavorativi a livello pensionistico».
Perché, secondo lei, il Reddito di cittadinanza è fortemente contestato da alcune forze politiche?
«Il Reddito di cittadinanza ha dato la libertà ai cittadini. Questa è la più grande conquista di cui possiamo parlare. Ha dato la libertà ai cittadini di muoversi senza essere o sentirsi “schiavi” del politico o del politicante di turno che in qualche modo usava la sua forza per ricattare i più deboli. Il Reddito di cittadinanza ha reso liberi i più deboli. E questo ha dato molto fastidio alle forze politiche perché i cittadini si sono espressi liberamente. Di conseguenza il Reddito di cittadinanza crea anche libertà rispetto a lavori poco dignitosi. Non c’è più nessuno disponibile a farsi sfruttare. E questo grazie, e non per colpa come vuol fare intendere qualcuno, al Reddito di cittadinanza. Per cui se si vuole un dipendente lo si deve pagare per come prevede la legge. È una misura che dà forza ai più deboli e indebolisce i più forti».
Parliamo di politica: divisi in campagna elettorale con il Partito democratico. Adesso invece?
«Su scala nazionale aspettiamo il congresso che il loro attuale segretario ha annunciato. Vedremo chi sarà il nuovo segretario, i dirigenti e vedremo se ci saranno le condizioni per riallacciare un rapporto che loro o lui, indento quindi Letta, ha voluto interrompere in nome di una agenda che non esiste. Su scala locale con il Pd c’è sempre stata una collaborazione, perché non siamo andati dietro alle dinamiche romane. Qui a Vibo Valentia abbiamo problemi superiori a quelli che altri possono immaginare. Ed è ovvio che per poter fare qualcosa bisogna costruire una determinata rete. Noi lo stiamo facendo, e lo abbiamo fatto nonostante la rottura su scala nazionale e la porteremo avanti per le future elezioni amministrative e per tutto quello che ci sarà».
Andiamo al Vibonese. Tra i grandi problemi del territorio, c’è sicuramente quello della mancanza di lavoro. Che politiche serve attuare?
«Intanto il Vibonese ha bisogno, in primis, del potenziamento delle infrastrutture, da lì si parte per poter dare la possibilità alle imprese di spostarsi e di investire in questo territorio. Questa è la prima cosa che serve. Quando poi una legge è fatta bene, anche sul Vibonese ci sono le ricadute e addirittura in alcuni casi, come nel caso del superbonus, il Vibonese diventa la quarta provincia d’Italia per numero di nuove imprese nel settore dell’edilizia. Ripeto: quando una legge è fatta bene, anche e soprattutto nelle nostre zone si dimostra che c’è una capacità che altri non hanno. Mi auguro che venga potenziato e confermato il superbonus per favorire questo tipo di imprese e mi auguro che le nuove leggi che verranno permettano questo tipo di lavoro che permetterà al Vibonese di poter fare impresa e impresa sana».
Parlando di infrastrutture non si può fare a meno di parlare del porto di Vibo Marina. Oggi non sembra né uno scalo turistico né un porto commerciale.
«Sul porto di Vibo Marna abbiamo fatto tantissimo in questi quattro anni. Intanto abbiamo evitato che andassero persi i famosi 18 milioni di euro di cui in tanti oggi parlano. Abbiamo una collaborazione costante con l’ammiraglio Agostinelli. Abbiamo permesso al porto di rientrare all’interno dell’Autorità portuale del porto di Gioia Tauro e questo permetterà nuovi finanziamenti per il futuro. Ritengo che, vista la vicinanza con Gioia Tauro che è a vocazione esclusivamente commerciale, Vibo Marina debba puntare sulla parte turistica, ma serve ristrutturare quello che è già in essere. E per questo saranno utili i 18 milioni. Serve, inoltre, ampliare lo stesso porto. Per l’ampliamento avevo previsto un emendamento nel penultimo Decreto aiuti di 80 milioni di euro che aveva già avuto il parere favorevole dal Ministero della Transazione Ecologica. Questo emendamento doveva essere depositato ora in Legge di bilancio».
Quindi è andato perduto?
«No, sarà depositato a dicembre con la nuova Legge. Questo emendamento permette l’ampliamento del porto attraverso il prolungamento il molo, ma lo steso molo non verrà prolungato con acciaio e cemento ma, qualora l’emendamento venga accolto, con l’inserimento della tecnologia che sfrutta il moto ondoso. Quindi, la produzione di energia che verrà inserita all’interno del circuito cittadino e provinciale consentirà di bloccare le correnti che vanno a sbattere sulle zone limitrofe contribuendo ad arrestare l’erosione costiera e, infine, si implementerà il porto stesso consentendo l’attracco delle grandi navi o navi da crociera. Questo permetterà a Vibo Marina e l’intero territorio circostante di svilupparsi dal punto di vista turistico».
Ma non basta. Bisognerà creare anche delle infrastrutture che colleghino il porto con il territorio interno che oggi mancano.
«Sì, infatti. Servirà da parte degli enti locali, e non mi riferisco solo al Comune di Vibo, ma anche a tutti i grandi Comuni della Calabria, creare dei collegamenti anche con delle semplici convenzioni con ditte di autobus per permettere ai turisti che attraccano di fare le escursioni che non avverrebbero solo nel Vibonese ma anche nel resto della Calabria. Fare arrivare le navi da crociera a Vibo Marina fornirebbe una grande opportunità di sviluppo, ma anche per tutta la regione».
Insomma, il Vibonese sembra che debba puntare il suo futuro sviluppo economico sul turismo?
«Viviamo in una zona collocata sulla Costa degli dei ed è ovvio che il turismo dovrebbe rappresentare il volano dello sviluppo. Bisognerebbe, invece, domandarsi perché negli anni passati non è stato così. E, secondo il mio avviso, ci sono state tante pecche perché si è lavorato poco a favore della collettività. Il turismo è il punto di forza di questo territorio, lo sviluppo industriale verrà da sé, se si riesce a diventare una forza attrattiva».
Altro nodo la sanità. Sono anni che si attende il nuovo ospedale. Cosa farà il Movimento 5stelle?
«Il Movimento continuerà la sua battaglia. Abbiamo fatto due decreti specifici sulla Calabria per la Sanità, Decreto Calabria 1 e Decreto Calabria 2, che garantiscono poteri straordinari al commissario, oggi in mano al presidente della Regione. Il centrodestra ha oggi un enorme potere: ha il governo del Paese, della Regione e dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia. Quindi non hanno più alibi. Hanno la possibilità, all’indomani dell’insediamento del Governo, di risolvere questa annosa e spinosa questione del nuovo ospedale. Perché non avranno neanche più ostacoli politici. Ora il centrodestra non ha più scuse».
Per il nuovo ospedale in ogni caso ci vorrà tempo, mentre è ormai nota la carenza di personale nelle strutture sanitarie del Vibonese. Un vero dramma che ricade sui cittadini.
«La sanità è schiacciata perché negli anni si è favorito il privato o comunque si è distrutto il pubblico per favorire il privato. È evidente che nessuno ha mai valuto metterci le mani. La carenza di medici è un gravissimo problema e noi ci troviamo nella drammatica situazione in cui i medici, a concorsi vinti, rifiutano di venire a lavorare in questo territorio. Serve fare ancora concorsi e spero che la storia dei medici cubani sia solo una provocazione. Quando si ragiona di sanità bisogna farlo in maniera libera e fuori dagli schieramenti della politica o dalle azioni che favoriscano la propria parte. Noi siamo pronti al confronto e al dialogo se ci indentiamo sul fatto che è giunta l’ora di fare».
Il territorio paga anche una forte crisi demografica. È in atto un vero e proprio spopolamento del Vibonese, soprattutto da parte dei giovani. Si può frenare tutto ciò?
«Se dovessimo trovare una soluzione ai problemi che abbiamo sollevato in precedenza, tale soluzione potrebbe essere la risposta a questo ultimo problema. Sarebbe la chiusura del cerchio. I giovani vanno via perché sono alla ricerca di una qualità della vita che possa soddisfare il proprio progetto di vita. I ragazzi vogliono crescere, vogliono realizzare le proprie legittime ambizioni. Questa provincia non ha permesso la crescita professionale. Nei casi peggiori non si trova proprio il lavoro. Ma se lo hai trovato non trovi soddisfazione nella crescita professionale. Se riuscissimo a trovare la soluzione alle domande poste in questa intervista, riusciremmo a trovare la soluzione anche allo spopolamento del territorio».
Chiudiamo: i tentacoli della criminalità penetrano sempre più in Calabria e nel Vibonese. Tante sono le inchieste e alla fine si scoprono molte commistioni con la classe dirigente a ogni livello. Come combattere in maniera ancora più decisa tutto questo?
«Intanto con una politica sana. Torniamo al Reddito di cittadinanza: con questa legge abbiamo salvato moltissime famiglie dalla povertà assoluta, ma anche e soprattutto abbiamo tolto nuove risorse alla Mafia, alla criminalità organizzata in generale, perché ci si avvicina al mondo della criminalità soprattutto se si è in uno stato di necessità. Fino ad oggi non si è fatta la politica giusta per arginare il fenomeno mafioso guardando al futuro. Non ci si è posti la domanda di come poter sottrarre nuove energie alla criminalità. Ecco, con il Reddito di cittadinanza abbiamo cominciato a fornire una risposta. Certo non è la soluzione, ma è comunque una delle tante strade da percorrere: ossia quella di fornire un aiuto economico che sottragga le famiglie da una stato di necessità. Ovviamente serve fare altro e molto di più. Come per esempio la legge “Spazza corrotti” del ministro Bonafede che ha consentito di dare una risposta concreta alla lotta al malaffare. Mi auguro che il governo di centrodestra voglia proseguire su questa strada».