«Il dato tecnico è molto semplice: non ci sono le risorse per finanziare i Lep». Va giù dritto Pasquale Tridico, ex direttore dell’Inps, professore ordinario di Politica economica all’Università Roma Tre e oggi europarlamentare nelle fila del M5s.

 Scusi sta liquidando così tutto il dibattito politico in atto?
«Guardi che è la più grande menzogna perché la norma ha in sé un dato palese, acclarato ovvero l’invarianza di bilancio. Non è previsto un euro aggiuntivo. Quindi se avverrà il trasferimento di competenze statali alle Regioni più ricche in quelle specifiche materie si attuerà quel federalismo fiscale con il trattenimento del differenziale fra le tasse pagate e le risorse ottenute».

In linea teorica sarebbe corretto o no? 
«No. Ogni regione paga le tasse in base ad alcuni parametri macroeconomici fra cui il Pil, la produzione ecc. Alcune pagano più tasse rispetto ai servizi che ottengono. Queste somme si accumulano sul bilancio statale che poi vengono redistribuite alle regioni più povere. Se viene meno questo principio viene meno il trattamento unitario dei cittadini e il principio di solidarietà nazionale».

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Ma ci quantifichi di cosa stiamo parlando
«Se le regioni chiedessero l’autonomia sulle 23 materie stiamo parlando di qualcosa che incuba circa il 30% del bilancio dello Stato, una cifra che si avvicina ai 400 miliardi. Soldi che verrebbero meno ed è un problema non solo per la redistribuzione delle ricchezze. Bisogna considerare che fra queste materie ve ne sono tre fra le più importanti, quelle che rappresentano il cuore dell’unità nazionale. Stiamo parlando di sanità, scuola, Attività Produttive. perchè sono così importanti partiamo dai dati economici. Se prometti dei bonus sugli stipendi perchè hai maggiori risorse accumulate è chiaro che ci sarà una fuga di lavoratori dal Sud verso il Nord. È vero che anche in Norvegia ci sono stipendi più alti, ma c’è la difficoltà della lingua, il problema del clima, degli usi e costumi. La migrazione è qualcosa di complicato. Ma qui stiamo parlando di mobilità interna al paese che è molto più semplice. Quindi un professore a parità di impegno, di identici programmi scolastici, di condizioni di lavoro scapperà dove la retribuzione è più alta. Stessa cosa i medici o gli infermieri. Uguale discorso nel campo delle attività produttive. Già sono avvantaggiati mettono incentivi è chiaro che la manodopera specializzata andrà al Nord e al Sud ci sarà un impoverimento tecnico oltre che demografico. Ma attenzione che questo non è un problema solo per il Sud».

Perché?
«Perché uno dei principali assunti dell’economia più i mercati sono grandi più sono efficienti. L’Europa è cresciuta quando si è allargato il mercato unico. Nel nostro sistema pubblico, invece, abbiamo deciso che questa regola fondamentale che vale da sempre nel mercato privato, non vale per cui restringiamo i mercati, aumentiamo le regole perchè ogni regione magari se ne farà una, spezzettiamo la nostra economia. Ma posso andare avanti su implicazioni di altra natura».

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Prego...
«Pensi alla Protezione civile è una delle materie per le quali le regioni possono da subito chiedere l’autonomia perché non ricade nei Lep. Ebbene la Protezione Civile del centro, da sempre, è intervenuta in casi di emergenza che si sono verificati anche in altre regioni. Pensi al terremoto dell’Aquila, in Umbria e tanti altri casi simili. La Protezione civile è partita dal centro ed ha operato in tutto il Paese. Immagini ora ogni regione che fissa le sue norme di intervento, magari confliggenti fra loro. Le sembra razionale?»

Lei è europarlamentare. Che dice l’Europa di questa storia?
«L’Europa si è già espressa. Il country report 2024 della Commissione europea boccia senza appello l'autonomia differenziata approvata in via definitiva dal Parlamento italiano. Come da sempre denunciato dal Movimento 5 Stelle questa legge rappresenta una grave minaccia per la coesione del nostro Paese, aumenterà le diseguaglianze, anziché colmarle, e cristallizzerà i divari territoriali. Questo monito dell'Europa non potrà essere ignorato anche perché avrà gravi conseguenze sulla crescita del nostro Paese e sulle finanze pubbliche, inoltre non va dimenticato che la politica commerciale è una competenza esclusiva dell'Ue, inserendo dunque il commercio estero fra le competenze decentrate alle regioni rischiamo conflitti istituzionali, sprechi e una inutile burocrazia aggiuntiva nociva per le imprese stesse. Ma non è l’unica istituzione che si è pronunciata in questo senso. Cito, per brevità, anche il report dell’Upb (ufficio parlamentare di bilancio) e di Bankitalia»

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 Questioni molto tecniche che forse non fanno molta presa sulla gente…
«E allora parliamo di salari».

Sì. 
Ecco uno degli elementi fondanti del nostro Paese è il contratto collettivo di lavoro. Il principio è che un metalmeccanico, un professore, un medico da Taranto a Venezia viene pagato con la stessa cifra. Adesso anche sui contratti si possono effettuare intese e questo significa smantellare questo sistema e tornare alla logica delle gabbie salariali».

Si potrebbe dire che il costo della vita è diverso al Nord rispetto al Sud...
«Questa è una delle accuse che muovevano al Governo quando ha introdotto il reddito di cittadinanza per cui c’era chi voleva un reddito più alto al Nord rispetto al Sud senza capire che quello che stavamo introducendo è un reddito minimo uguale per tutto il Paese. Ma questa osservazione si può smontare facilmente. Chi dice che il costo della vita sia più alto al Nord? Certamente il costo di una casa a Milano è più alto di quello di un identico appartamento a Cosenza, ma se ci spostiamo in Brianza o a Pordenone è ancora così? E’ ovvio che a Roma una casa a San Giovanni ha un costo a Tor Bella Monica un altro. Quindi cosa dovremmo fare dei salari basati sui Municipi o sulle circoscrizioni? Sarebbe assurdo. Ancora se scendiamo più in profondità, siamo sicuri che il costo della vita sia più basso al Sud? Se io da Milano voglio andare a Sesto San Giovanni prendo la metro e arrivo, spendendo un euro e cinquanta. Se da Cosenza devo arrivare a Pietrapaola non ho servizi pubblici e sono quasi obbligato a prendere l’auto. Stesso discorso si può fare con la sanità: il pubblico funziona poco e spesso devo ricorrere al privato a pagamento. Potrei continuare. Per riassumere dico semplicemente che al Sud c’è una carenza di servizi pubblici che i cittadini devono necessariamente monetizzare. Pensi agli asili nido. A Reggio Emilia ci sono quelli comunali efficientissimi, a Reggio Calabria si deve andare dai privati perchè ce ne sono pochissimi. Al Nord non è così. Infine i generi alimentari di prima necessità, l’abbigliamento costano in maniera omogenea in tutto il Paese».

Un ultima domanda riguarda il gettito fiscale. Se le regioni debbono finanziare i servizi con le proprie tasse, al Sud che esiste un’evasione maggiore il problema raddoppia..
«Ma anche questo è un falso mito. L’evasione non dipende dalla collocazione geografica ma dalla categoria. Ad esempio settori dove l’evasione è molto alta sono l’edilizia o il turismo. Chiaro che si costruisce più in Lombardia che a Vibo, il turismo è più sviluppato nelle cinque terre che sullo jonio calabrese. Da presidente dell’Inps quando abbiamo introdotto i bonus ai liberi professionisti è venuto fuori che il numero di autonomi è più consistente al Nord che al Sud»