Nel giorno dell’insediamento di Giovanni Bombardieri a capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nell’alto jonio calabrese, nella Sibaritide a Corigliano-Rossano si riaccendono le attenzioni (a dire il vero mai sopite) attorno alla riapertura del Tribunale di Rossano. Prima di tutto, però, bisognerà capire se il Contratto di Governo Lega-Cinque stelle andrà in porto e se il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, consegnerà il mandato di governo alla squadra giallo-verde. Questo è il primo ed imprescindibile step dal momento che nell’accordo tra movimentisti c’è anche l’impegno di rivedere la Riforma della Giustizia prevedendo la riapertura dei tribunali soppressi.

 

Ma si troveranno davvero le risorse e la forza strutturale per riaprire tutti i presidi? Probabilmente no. E anche sulla “riabilitazione” dello storico Palazzo di Giustizia di Corigliano-Rossano, tra i più antichi della Calabria, essendo stato istituito subito dopo l’Unità d’Italia, e certamente tra quelli che non andavano soppressi per importanza strategica e mole di lavoro, continua ad esserci una palese cautela. Oggi, nonostante il “contratto”, nessuno si sbilancia in facili proclami (differentemente dalla campagna elettorale per le politiche) men che meno i penta stellati. Che frenano gli entusiasmi.

«La chiusura di Rossano è stata un'ingiustizia»

«La chiusura del tribunale di Rossano – commenta in premessa l’On. Elisa Scutellà, componente della Commissione parlamentare Giustizia – è stata un’ingiustizia compiuta a danno di tutti i cittadini della Sibaritide e di Corigliano-Rossano di cui ancora oggi non si conoscono le ragioni». Ma poi aggiunge: «Non voglio fare promesse e ancora oggi non possiamo dire se e quando il tribunale di Rossano sarà riaperto. Quello che è certo – precisa – è che il nostro gruppo parlamentare farà il possibile per restituire alla gente di questo territorio un diritto che gli è stato ingiustamente sottratto».

 

C'è una teoria del complotto che nessuno però ha mai smentito

Il problema sta proprio qui e probabilmente – come sussurrano in tanti e da tempo da queste parti – la questione del tribunale di Rossano non dipende esclusivamente dalle volontà politiche del governo di turno. Ci sarebbero, invece, veti e preclusioni da parte dei poteri dello Stato. Una congiura vera e propria per lasciare l’area ionica cosentina in una condizione di sudditanza. Insomma, si fa spazio da sempre e con insistenza la teoria del complotto. Che potrebbe rimanere tranquillamente relegata nell’ampia nomenclatura delle storie e delle leggende sorte attorno al Palazzo di Giustizia bizantino, se solo lo Stato e i Governi che si sono susseguiti negli ultimi due lustri avessero chiaramente e dettagliatamente motivato le ragioni che hanno portato alla chiusura del presidio sibarita, privilegiando il mantenimento di sedi con minore capacità e strategicità rispetto a Rossano. È questo, per esempio, quello che da tempo continua a chiedere il Gruppo di Azione per la Verità ai diversi strati delle istituzioni italiane ma senza ancora ricevere alcun riscontro.