La via sembra ormai tracciata e nelle migliori delle ipotesi potrebbe essere “restituito” alla città di Corigliano Rossano nel 2024, con una stima ottimistica fissata nella primavera prossima.
L’iter di riapertura del tribunale, barbaramente scippato nel 2012 e sacrificato sull’altare di una spending review riconosciuta dal governo attuale come senza senso, prosegue spedito e con tutte le tessere di un puzzle che iniziano a combaciare.

In primis il pezzo più importante: la palesata volontà del governo Meloni di rimettere le cose a posto e di riavvicinare il servizio giustizia ai territori depredati, come la Sibaritide e la sua città guida. Poi tutta una serie di contingenze e congiunture propizie: le dichiarazioni palesi – ed in più occasioni – del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ormai da mesi afferma di voler rimettere mano alla geografia giudiziaria, in una vertenza che sta vendendo, non a caso tra i protagonisti, il senatore di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia, Ernesto Rapani.

L’ultimo – fondamentale – tassello in ordine temporale è stato incastrato ieri sera, durante un lungo consiglio comunale al cui ordine del giorno vi erano anche le “proposte e iniziative a supporto dell’istituzione del presidio di giustizia con relativa determinazione”.

Una delibera, quindi, necessaria e fondamentale a tracciare la strada – approvata all’unanimità – con cui si indica al dicastero di via Arenula uno stabile in cui allocare il tribunale a “costo zero”. Sì, perché la conditio sine qua non delle riaperture un po’ in tutta Italia – ma non di tutti – i presidi di giustizia ingiustamente soppressi e accorpati ad altri fori, come accaduto per Rossano, inglobato da Castrovillari nonostante avesse una “portata” in termini di volumi dei procedimenti civili e penali quattro o cinque volte superiore, è proprio quella che lo Stato restituirà una giustizia di prossimità solo a condizione che i costi non gravino sul bilancio pubblico.

In soccorso – altra importante tessera di quel puzzle – è giunta una proposta di legge di iniziativa regionale approvata da Palazzo Campanella ad aprile 2022, con cui la Regione Calabria ha assunto a sé tutti gli oneri della vicenda, ovvero la manutenzione ed i costi della vigilanza dello stabile di proprietà comunale. Ovviamente la pianta organica dei magistrati, quella sì, sarà a carico delle casse dello Stato.
Con la delibera approvata ieri, sostanzialmente, si è chiuso il triangolo istituzionale tra Governo, Regione e Comune (che potrebbe compartecipare alle spese).

Le reazioni della politica

Che la vertenza debba essere sostenuta, secondo il sindaco Flavio Stasi, non vi è alcun dubbio. Il primo cittadino ha però sollevato qualche perplessità, in queste settimane, in merito alla valenza del provvedimento che a suo dire assume più un «valore politico che formale», forse in quella che potrebbe essere la partita a scacchi con un partito non certamente vicino alla linea politica del sindaco, alla “vigilia” delle amministrative, previste tra un anno.
Di diverso avviso Rapani, Fratelli d’Italia e la classe forense della città, tutti convinti che le istituzioni necessitino di una interlocuzione formale.

La delibera

Dopo tutta una serie di considerazioni introduttive con cui si ricorda la storia del tribunale di Rossano, già sede di Corte d’Assise, sancito con un Regio editto del 1862, il sostegno fornito dalla proposta di legge della Regione Calabria incardinata in Parlamento ad aprile scorso, tutta una serie di considerazioni di carattere demografico e territoriali, la solidità del sistema produttivo e gli effetti della fusione, il provvedimento adottato dall’assise civica coriglianorossanese indica, quindi, «la disponibilità di uno o più immobili presso i quali poter collocare il Tribunale, sui quali dovrà essere successivamente attivata una apposita convenzione con la Regione Calabria finalizzata regolamentare le spese di manutenzione e gestione, tra i quali anche l’immobile di viale Santo Stefano, di proprietà dell’Ente, che precedentemente ospitava l’ex Tribunale di Rossano, in attesa di individuare una sede baricentrica presso la quale realizzare una Cittadella della Giustizia».