Costerà carissima a Sandro Aurelio la scelta – compiuta oltre un mese fa – di esautorare due dei suoi assessori. Questa mattina, infatti, al sindaco di Trebisacce è stata recapitata una lettera-mozione di sfiducia sottoscritta da otto consiglieri comunali su dodici.

Una decisione incomprensibile – a detta dei diretti interessati – che è servita solo a squarciare gli equilibri politici – evidentemente già labili – ed aprire di fatto una profonda crisi di governo.

Quella notte dei lunghi coltelli celebratasi ormai lo scorso 1 settembre si è rivelata, quindi, un boomerang per Aurelio che da quel giorno è finito sulla graticola.

I firmatari – Carlotta Andriolo, Daniela Nigro (uno dei due assessori defenestrati, con delega agli spettacoli e grandi eventi), Salvatore Carlomagno, Claudio Roseto (l’altro assessore destituito delegato ai lavori pubblici, in quota Fratelli d’Italia), Domenica De Marco, Ermelinda Mazzei, Antonio Aurelio e Antonio De Santis – nell’articolata missiva hanno elencato e spiegato tutta una serie di motivi che li hanno indotti ad intonare il de profundis all’ancora per poco sindaco di Trebisacce. E lo hanno fatto con parole durissime come «fallimento», «mancata propensione ad aprirsi al confronto», «fase di stallo», «decadimento», «atteggiamento irresponsabile», «incapacità di concertare e fare rete con gli altri rappresentanti istituzionali».

«Avremmo potuto dimetterci – ha spiegato uno dei due assessori esautorati, Claudio Roseto a LaC News24 – ma abbiamo preferito gestire il momento nella sede dell’organo politicamente e amministrativamente deputato che è il consiglio comunale».

Dal prossimo 20 novembre, data in cui la mozione di sfiducia dovrà essere ratificata, si aprirà una fase delicatissima per la comunità trebisaccese, già disorientata dalla profonda crisi amministrativa che ha condotto sul baratro l’esperienza Aurelio dopo soli sedici mesi. Sarà poi un commissario prefettizio a traghettare l’amministrazione ordinaria fino alle elezioni comunali, previste nella prossima tornata primaverile. Con una durissima e lunghissima campagna elettorale.