«Sono oramai trascorsi tre mesi dall’ultimo Consiglio comunale della città capoluogo. Un altro record negativo dell’amministrazione Fiorita. Un vulnus che cancella il ruolo e la funzione del Consiglio Comunale e ferisce in profondità la massima istituzione cittadina». Lo si legge in un comunicato stampa diffuso dal gruppo di Azione del Consiglio comunale di Catanzaro.

Valerio Donato, Gianni Parisi e Stefano Veraldi denunciano il «black out democratico che scandisce la crisi della “dimensione politica” della nostra comunità. Un “vuoto di democrazia” senza giustificazione – proseguono i tre consiglieri comunali – e che, tra le altre cose, rischia di provocare danni per esempio in relazione alle tante pratiche fuori bilancio istruite da mesi e che continuano a produrre interessi ed oneri conseguenti al mancato riconoscimento in Consiglio».

«Immaginiamo che in altre epoche questa pessima considerazione delle regole democratiche e del ruolo stesso della massima assise comunale avrebbe creato indignazione e sgomento. Ma oggi tutto passa e i partiti assistono colpevolmente al giochino del “tirare a campare”.

La città è allo sbando, la gestione del territorio è pessima, continuiamo a perdere personale che “scappa” presso altri enti pubblici, le prassi amministrative ci sembrano, pur volendo usare un eufemismo, “allegre” basti pensare alla gestione dei pontili o alla gestione della raccolta rifiuti oppure alla gestione degli eventi natalizi.

Tutti argomenti che avrebbero meritato un degno dibattito consiliare che, invece, si sposta sempre più in avanti per la paura di affrontare la discussione o peggio per evitare il rischio di una chiusura anticipata della legislatura. Si convochi al più presto un Consiglio comunale, si dia dimostrazione che Catanzaro è ancora una città dove le regole si rispettano e la democrazia resta un valore fondante.

Il presidente del Consiglio è chiamato, oggi più che mai, a garantire la dialettica tra le diverse “parti” politiche, assicurando così trasparenza informativa e consentendo il formarsi consapevole dell’opinione pubblica che altrimenti rimane ancorata agli slogan ed alla propaganda».