“C'è chi va a Montecarlo/E chi a Saint Tropez/Ma io conosco un posto/Il più bello che c'è/Scalea, Scalea/Ma come mi arricrea”. Era la fine degli anni ‘80 e Tony Tammaro ironizzava così su uno dei più importanti centri del tirreno cosentino. Il cantautore partenopeo prendeva di mira i suoi corregionali che in massa invadevano il luogo di villeggiatura, indicato da molti come il simbolo del mancato sviluppo turistico della regione.

Undicimila abitanti in inverno contro oltre 250mila in estate, senza piano regolatore e uno sviluppo edilizio «selvaggio e abnorme», un «boom canceroso», una «metastasi di cemento» formatasi tra speculazione e abusivismo. Parole non nostre, bensì di Michele Serra che nel 1985 partì da Ventimiglia a bordo di una Panda per descrivere, in ficcanti reportage sull’Unità, le località balneari del Paese. «Tortora, Praia a Mare, Scalea, Santa Maria del Cedro, Diamante, Belvedere, Cetraro, giù giù fino ad Amantea: la costiera cosentina è assassinata dal cemento. In buona parte cemento mafioso. (…) I soldi sporchi della camorra napoletana e della ‘ndrangheta calabrese sono scomparsi anche nei milioni di metri cubi costruiti da queste parti. Comodamente riciclati in un mercato edilizio completamente al di fuori del controllo pubblico. Perché la mafia non ammazza soltanto i cristiani: ammazza anche i paesi, la terra, i paesaggi, le tradizioni, la storia, la cultura», scriveva Serra. Che definì Scalea «un villaggio» divenuto «mostro» con «una spiaggia meravigliosa, oggi trasformata in un allucinante carnaio», «una folla riminese ma senza Rimini, senza strutture, senza servizi, senza niente».

Eppure il posto aveva il suo appeal e non solo per i campani. Ad inizio degli anni 2000 arrivarono in massa i russi, non con le armi ma con i rubli. Iniziarono a comperare appartamenti, hotel e persino agenzie turistiche. Anche oggi, attraversando la Statale 18 è possibile scorgere scritte in cirillico. Insieme a loro anche tanti polacchi e cechi.

A trent’anni di distanza dal reportage di Serra e dalle liriche di Tammaro, Scalea ha trovato un minimo di ordine urbanistico anche se la statale che lo attraversa resta un souk ininterrotto di attività commerciali che affacciano sulla strada statale. Quello che di certo non ha ancora trovato è un equilibrio politico. Nel 2014 ci fu l’operazione antimafia “Plinius” che portò al clamoroso arresto del sindaco e cinque assessori della giunta per infiltrazioni con la criminalità organizzata. I commissari prefettizi trovarono una situazione da incubo, con un buco in bilancio vicino ai 40 milioni di euro perché il Comune semplicemente non riscuoteva i tributi, di nessun tipo. Le società a cui era stata affidata la riscossione, dissero i commissari prefettizi, non erano nemmeno in grado di produrre l’anagrafe tributaria. Un disastro, insomma.

Da allora non c’è stata pace per la politica scaleota. Il sindaco più longevo è stato Gennaro Licursi, che è riuscito a reggere il comune per quattro anni prima di essere sfiduciato dalla sua maggioranza. Un periodo idoneo a mettere un po’ in ordine i conti dell’ente. Ma tutto è rimasto fermo sul fronte delle opere pubbliche: dalla piscina devastata da una tromba d’aria nel 2013 e che ancora rimane uno scheletro ben visibile dalla Statale, all’aviosuperficie che ha chiuso definitivamente nel 2023 dopo molti anni di esercizio con autorizzazioni solo provvisorie che non hanno ovviamente permesso lo sviluppo della struttura. Dopo di lui ha indossato la fascia tricolore il giovane Giacomo Perrotta, ma anche lui dopo quattro anni scarsi di amministrazione è stato sfiduciato dalla sua maggioranza che, fra le altre cose, non ha digerito il repentino passaggio del sindaco in Forza Italia. Una circostanza comune a quanto accaduto a Paola e anche a Cetraro.

Lo scenario attuale

Quando manca meno di un mese dalla presentazione delle liste il quadro politico è confuso e frastagliato. Il sindaco uscente certamente si candiderà con una sua lista, ma deve affrontare una dura competizione interna. Il suo vicesindaco, Annalisa Alfano, nel direttivo di Idm (il movimento di Orlandino Greco) medita di scendere in campo. Ha organizzato più di un “caffè politico”, così li chiama per confrontarsi con i cittadini, ma al momento non ha sciolto le riserve. Ma ancora di più, Perrotta, dovrà fare i conti con Mario Russo, anche lui forzista ora dato in avvicinamento a Fratelli d’Italia, che ha guidato il comune dal 2000 al 2010 lasciando il segno nella cittadina. Anche Russo non ha ancora ufficializzato la sua decisione Incontrerà la città il prossimo 6 aprile ma la cosa curiosa è che il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere, che abita però a Scalea, da tempo sui social ne sostiene la candidatura.

Infine c’è il centrosinistra. Anche qui siamo al caos. Nel mentre i partiti locali stavano portando avanti una discussione, il Pd è entrato a gamba tesa annunciando la candidatura di Antonio Forestieri, sostenuto anche dal Psi di Franz Caruso e Luigi Incarnato. La scelta, però, (nel metodo più che nel merito) non è piaciuta al M5s locale: «Purtroppo la scelta è stata effettuata unilateralmente dai rappresentanti del Pd locale e non condivisa – hanno scritto in una nota –. Per questo motivo il Movimento 5 Stelle non esprimerà candidati nella coalizione “Leali a Scalea” e valuterà nel complesso le proposte che saranno messe in campo senza sentirsi obbligato a farne parte, lasciando eventualmente al proprio elettorato la scelta di esprimere il voto liberamente senza indicazione alcuna».

Ma non è finita qui. Fra i possibili candidati c’è appunto l’ex sindaco Gennaro Licursi che sta lavorando ad una sua lista civica. Insomma il caos a Scalea rischia di non essere solo urbanistico, ma anche politico.