C’è una questione, quella dei terreni civici, che trova origini nientemeno che a seguito dell’Unità d’Italia. Da quando Garibaldi, nell’avanzata che dalla Sicilia lo portò fino a Teano, promise – in cambio di sostegno e benevolenza – la distribuzione dei terreni, in capo agli allora nobili tenutari del Regno Borbonico, ai contadini. È una storia lunghissima. È la storia dei terreni cosiddetti livellari. Di quegli appezzamenti di proprietà che un tempo erano appartenuti alla classe nobiliare, alla Chiesa e poi, quindi, anche allo Stato, che venivano concessi a quelli che un tempo erano i contadini, che si occupavano della coltivazione delle terre, senza contratti né atti notarili. Se ne diventava “legittimamente” proprietari. Così, a parola e in buona fede.

Una seduta consiliare al vetriolo

La questione, però, che nella Sibaritide e negli estinti comuni di Corigliano e Rossano è stata sempre viva, è diventata motivo di acceso dibattito e di feroce scontro nel corso dell’ultimo Consiglio comunale di ieri, il terzo della storia della nuova polis ionica. Una problematica cocente, partita già in campagna elettorale, quando quelli che oggi sono i gruppi di opposizione sollevarono una questione morale e di legalità per la presenza all’interno della coalizione del sindaco Stasi di esponenti, ora tra gli scranni della maggioranza e della giunta di governo, detentori di terreni livellari. Di terreni, quindi, che dovrebbero essere del comune ma di cui al momento – a parte una delibera del 2017 dell’allora giunta Geraci che ne avocava titolaritànon si hanno prove documentate.

A chiederne la discussione, ieri, è stata – nemmeno a dirlo – l’opposizione che tra i denti, e nemmeno tanto, ha chiesto le dimissioni per incompatibilità sia del vicesindaco Vincenzo Malavolta che del consigliere di maggioranza Biagio Frasca proprio perché titolari di alcuni di questi beni immobili civici dai quali la nuova Città potrebbe trarne profitto.

Graziano e il “familismo amorale”

Giuseppe Graziano, che è stato tra i principali fautori della discussione tenutasi ieri in Consiglio, citando Banfield, parla di “familismo amorale”. Di quella pratica, cioè, di voler proteggere a tutti i costi gli interessi della propria famiglia, della propria cerchia. «C’è un conflitto di interessi. La maggioranza – ha detto - sta difendendo gli interessi di alcuni dei suoi componenti su una questione che poi riguarda tutti. Perché qui c’è in ballo il patrimonio pubblico della nuova Città. Un patrimonio – aggiunge – che potrebbe ritornare nella proprietà del Comune per essere così alienata per trarne profitto e denaro da poter reinvestire nei servizi e per i bisogni delle classi meno abbienti. Qui non stiamo parlando di verificare se c’è o meno una proprietà. Da questo punto di vista il dato è chiaro – ha aggiunto – perché il consigliere Frasca lo ha ammesso candidamente di essere in questa condizione di titolarità di alcuni terreni civici».

C’è però un vulnus difficile da colmare che parte dalla Regione

È pur vero, però, che come hanno ribattuto dalla maggioranza, l’assessore all’Urbanistica, Tatiana Novello, prima, ed il consigliere Domenico Rotondo, poi, in questa materia c’è un vulnus difficile se non addirittura impossibile da colmare. Se si pensa – come ha ricordato proprio Rotondo – che in Calabria ci sono quasi 500 comuni che vivono nelle stesse «condizioni di incertezza» proprio perché «mancano regolamenti e mancano verifiche. Quelle stesse verifiche che noi (la maggioranza, ndc) vorremo avviare per andare fino in fondo alla vicenda».

«La legge regionale 18/2007 – ha ribadito ancora Rotondo entrando nel merito - ha disciplinato la materia “usi civici e livelli” ma siamo ancora in attesa di un regolamento attuativo della regione che rimane ancora inevaso a distanza di 12 anni dall’entrata in vigore della legge regionale.

Frasca si difende: «Noi livellari siamo vittime»

Nel frattempo, però, Biagio Frasca si difende, invocando che si faccia presto chiarezza. «Vorrei fosse chiaro – ha detto il consigliere di maggioranza messo sotto accusa insieme a Malavolta -  che i primi a pretendere chiarezza sulla questione dei terreni civici siamo noi livellari. Il livellare – ha spiegato – proprio per una valorizzazione del proprio terreno, ha tutto l’interesse ad affrancare questa proprietà dal vincolo del livello. Quindi credo sia qui il punto che ribalta la questione. Perché non c’è un gruppo di persone che sta tentando di tenere nascosta qualcosa e di sottrarsi alla legalità, ma al contrario c’è un gruppo di persone che rivendica proprio la possibilità di affrancazione che è un diritto sancito dal codice civile».

 Stasi dovrà dare risposte entro sei mesi

Insomma, nel paradigma dell’incertezza tutti rimangono ancora in attesa di chiarezza. Che il sindaco Stasi ha promesso verrà presto fatta, insieme alle tante «scelte coraggiose» che da qui ai prossimi mesi dovranno essere affrontate. Compresa anche la questione dei livellari che dovrà redimere entro il prossimo semestre.