Ricade in una delle aree del territorio nazionale considerate più sensibili nella Mappa di Pericolosità Sismica Nazionale la Calabria. E non potrebbe essere altrimenti se si pensa che la punta dello Stivale è attraversata da un rete di faglie in piena attività che si sviluppa dalla Valle del Crati, passa per lo Stretto di Messina e termina in Sicilia orientale. Si tratta delle fratture che hanno dato origine al terremoto della Valle del Crati del 1183, a quello di Reggio e Messina nel 1908 e poi, ancora, alla crisi sismica della Calabria meridionale del 1783, ai terremoti della Calabria centrale del 1638 e del 1905, fino a quelli del cosentino del 1835, 1854 e 1870.


Secondo un incrocio di dati scientifici e valutazioni storiche, quelle collocate nella Calabria settentrionale e centrale sono meno pericolose di quelle situate a Sud.


Tra le faglie più rischiose quella di Bagnara e Bovalino, fratture ancora attive e alla quale si attribuiscono terremoti importanti, come quelli avvenuti nel 1894 , nel 1783 e nel 1907. Ma la Calabria paga anche lo scotto di affacciare sullo stretto di Messina, nel pieno centro del Mediterraneo, lì dove convergono tre placche continentali, ognuna con un proprio movimento.

 

Non tutte le faglie sono al momento studiate, alcune sfuggono, infatti, ancora agli scienziati perché molto profonde. Di certo è che le faglie dello stretto sono quelle che più preoccupano gli studiosi, soprattutto ricordando la forza distruttiva del terremoto che rase al suolo Messina e Reggio. Era l'8 dicembre 1908 e un sisma di magnitudo 7 causò quasi 100 mila morti, rimanendo fino ad oggi la più grave sciagura naturale in Europa per numero di vittime e per intensità sismica, grazie anche al maremoto che ne derivò.

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