Cosenza – “La dignità della persona. Un principio che vale prima di tutto il resto e che non sembra essere prevalso nella decisione, da parte del sindaco di Cosenza, di trasferire la comunità rom che occupava le sponde del fiume Crati, nella tendopoli allestita a Vaglio Lise”. È quanto afferma Laura Ferrara, portavoce del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
Sulla questione l’europarlamentare ha interrogato la Commissione europea, illustrando le precarie condizioni di vita che insistono nel campo “temporaneo”. Condizioni che non rispettano la dignità umana, puntualmente denunciate anche dagli attivisti del meet up di Cosenza “Amici di Beppe Grillo”, grazie alle cui segnalazioni ed al lavoro congiunto si è arrivati alla decisione di intraprendere una serie di azioni per contrastare l'idea che nella comunità Rom ci siano esseri umani di serie B e che non meritino un trattamento dignitoso, anche in casi di emergenza.

Da giugno 400 persone convivono in gruppi da 10, in 40 tende di 15 metri quadrati. Al posto dei letti, brandine sprovviste di materasso. Insufficiente il numero dei fornelli messi a disposizione, inoltre non ci sono frigoriferi, per cui è impossibile conservare il cibo. Le postazioni doccia, così come più volte denunciato, in numero limitato. Un’intera comunità, costituita anche da diversi anziani e bambini, vive, nel periodo più caldo dell’anno, in un’area ai margini della vita sociale cittadina, in cui si raggiungono temperature da forno crematorio. Diversi i malori accusati, febbri e mal di stomaco soprattutto per i più piccoli. In una
condizione così estrema non è neanche presente un presidio medico, come previsto. Una giovane donna, al settimo mese di gravidanza, dopo otto giorni dal suo trasferimento nella tendopoli, ha riscontrato la perdita del feto causata presumibilmente anche dalle precarie condizioni di vita che si registrano nella tendopoli, denunciate alle autorità giudiziarie da diverse associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani.

“La creazione di questo “ghetto/tendopoli” – così scrive la Ferrara nell’interrogazione - costringe i Rom a permanere in condizione di
inferiorità e marginalità sociale, disattendendo il Quadro UE della Commissione europea per le strategie nazionali di integrazione dei Rom (Comunicazione 173/2011), mirante alla loro inclusione sociale. Tale situazione contrasta inoltre con i propositi della Raccomandazione del Consiglio (2013/C 378/01) sulle misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri. È palesemente violata anche la Direttiva sull’Uguaglianza razziale (2000/43/CE), nonché l’art. 21 della Carta Europea dei diritti fondamentali dell’UE”. Mentre si attende la risposta della Commissione, ora informata su quanto accade a Cosenza, i rappresentanti di diverse associazioni hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica per chiedere di verificare eventuali ipotesi di reato per le condizioni di vita delle persone ospitate, ed eventuali atti di razzismo.

Non erano queste le linee programmatiche riguardo l’integrazione e l’inclusione della comunità Rom nella città di Cosenza. Il Primo cittadino annunciò un progetto da finanziare con fondi comunitari. Oltre un milione e mezzo di euro mirato alla creazione di laboratori artigianali, palco coperto e il mercatino Rom nell’area dell’ex mercato ortofrutticolo di Vaglio Lise. Che fine fece? L’incompetenza e l’improvvisazione della classe politica, che continua a riempirsi la bocca con parole come “integrazione” e “solidarietà”, individuò il finanziamento nei fondi Fesr (fondo strutturale) anziché sul Fse (fondo sociale), per questo errore il progetto fu bocciato.

“Al suo posto oggi sorge la tendopoli della vergogna – conclude la Ferrara – interamente finanziata con fondi comunali, somme urgenze ed affidamenti diretti. Si è preferito agire sulla linea dell’emergenza, soldi pubblici spesi senza la benché minima progettualità per il futuro. Un futuro di reale inclusione sociale da costruire insieme alle tante associazioni che si occupano di tutela dei diritti umani”.