Fibrillazioni continue e tensione strisciante nell’ambiente politico catanzarese, tanto a sinistra quanto a destra. La partita per le Comunali, che per maggiorenti e capicorrente dei due schieramenti può anche essere un trampolino di lancio per il Parlamento, accende gli animi e ogni giorno cambia equilibri e prospettive malgrado il centrodestra abbia operato la solita “remuntada” (questo almeno dicono i sondaggi ufficiosi, per così definirli) trovando il modo di far quadrare i conti al suo interno.

Certo, nella coalizione i problemi non mancano. Anzi. Basti pensare a quanto abbia rimescolato le carte, con tutte le implicazioni del caso, il ritorno in pompa magna di Mimmo Tallini, riabilitato dopo essere stato scagionato dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Un rientro dalla porta principale che ha di fatto ridato all’ex presidente del consiglio regionale la golden share nelle trattative per la spinosa faccenda della scelta dell’aspirante sindaco dello schieramento guidato da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Una situazione che, come ovvio, ha fatto storcere non poche bocche a tanti “alleati”, in particolare dopo la notizia di una ricandidatura talliniana al civico consesso e quindi il riproporsi in città di vecchi schemi.

La questione principale resta però quella di un quadro politico in evoluzione. E non solo e non tanto nella periferica dimensione di Catanzaro, che in un ragionamento complessivo è del tutto marginale, quanto in un’ottica nazionale in cui l’ipotesi del riaffacciarsi del Grande Centro con la costituzione di qualche partito (se non addirittura di un’area più composita e ben definita) epigono della vecchia Democrazia Cristiana acquisisce ogni giorno più vigore.

Ecco allora che un uomo come Tallini, il quale in ambito locale seguita a mantenere (sebbene strumentali voci contrarie) più o meno inalterato il proprio ampio bacino elettorale non può essere messo alla porta o confinato in un cantuccio senza colpo ferire. Nemmeno ad opera del dominus forzista calabrese, il potente senatore Giuseppe Mangialavori, che negli ultimi giorni pare stia assistendo in maniera passiva al progressivo affievolirsi dell’ipotesi relativa all’incoronazione di Marco Polimeni per cui lui, e probabilmente anche il governatore Roberto Occhiuto, propendevano fin dall’inizio.

Un progetto che tuttavia era, come premesso, agevolmente attuabile con un Tallini… fuorigioco. Dal momento che, soprattutto richiamando la prospettiva nazionale a cui si è fatto cenno in precedenza, le migliaia di voti di cui dispone fanno gola. E tanta, pure. A destra così come a un ipotetico - risorto - centro. Ragion per cui sarà interesse anche di Fi non tirare troppo la corda e lasciare che la vicenda delle Amministrative del capoluogo faccia il suo corso, pur rimanendoci un po’ male per l’aggiornamento di un piano precostituito e ormai in itinere. Amarezza condivisa in egual misura, se non di più, con alcuni esponenti di spicco del centrosinistra che da tempo si fregavano le mani, pregustando già un fronte opposto detalinnizzato e magari una vittoria comoda e facile.