Il presidente del Parlamento europeo, tirato per la giacchetta dalle opposte fazioni calabresi di Fi, alla fine decide di non scendere in Calabria. E in video chiamata ammonisce gli astanti sui rischi delle divisioni, pur godendosi la sala Calipari gremita per la convention organizzata da Marco Siclari. Assenti Mario e Roberto Occhiuto
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«Ricordate che la priorità è l’unità del partito. I nostri avversari non stanno nel nostro movimento ma stanno fuori». È fortissimo il messaggio del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che è intervenuto tramite video chiamata alla convention organizzata da Marco Siclari alla sala Calipari di Palazzo Campanella, gremita in ogni ordine di posto.
Tajani, che era stato annunciato tra gli ospiti in sala, ha dato forfait all’ultimo minuto per altri impegni e per la difficoltà trovata a raggiungere Reggio.
Questo ufficialmente. Ufficiosamente i suoi impegni ad un convegno a Perugia erano noti da tempo e pare evidente che il presidente abbia preferito soprassedere dopo due giorni in cui la sua giacchetta è stata tirata da tutte le parti. Tajani, una volta a Reggio per l’iniziativa del senatore Siclari, avrebbe gioco forza dovuto fermarsi anche per la convention gemella di Francesco Cannizzaro di domenica. Anche il deputato lo aveva inserito infatti tra gli ospiti in sala.
I “galletti” reggini Siclari e Cannizzaro, insomma, hanno sfiorato il patatrac con la malsana e incomprensibile idea di organizzare due iniziative gemelle un giorno dopo l’altro. Entrambe con il Sud come argomento ed entrambe con un ricco elenco di deputati e senatori. La singolarità della vicenda ha condizionato la serata e anche le domande dei cronisti che hanno dovuto fare finta di nulla davanti alle più belle e singolari risposte dei protagonisti alla domanda sul perché di una simile organizzazione.
Questione di "sale"
«Una questione di sale» ha detto la coordinatrice Jole Santelli. E non nel senso di condimento, come forse avrebbe avuto più significato, ma perché «per un’iniziativa congiunta non sarebbe bastata questa sala a contenere il pubblico». Per il senatore Lucio Malan «per una straordinaria partecipazione di pubblico c’era bisogno di due giorni», così come ha ribadito anche Renato Schifani nel corso del suo intervento.
Arrampicata verticale sugli specchi quella di Marco Siclari, invece, che interrogato sul punto richiama il bicameralismo per giustificare il doppione.
«Amo il mio partito e amo la mia gente. Questa manifestazione l’ha chiesta la gente e io l’ho organizzata. Oggi diremo cosa stiamo facendo al Senato, domani alla manifestazione del collega Cannizzaro si dirà cosa si sta facendo alla Camera»
Le assenze parlano chiaro
Anche la sala ha dimostrato del resto come le divisioni in Forza Italia siano reali e non inventate dai cronisti. Al richiamo di Siclari sono intervenuti al completo tutti i dissidenti. Pino Gentile, Mario Magno, Baldo Esposito, Alfonsino Grillo (Piero Aiello era assente per motivi familiari), tutti gli uomini reggini del gruppo legato a Nino Foti e Nuccio Pizzimenti, e il consigliere comunale Pino D'Ascoli, unico esponente del gruppo comunale di FI a rispondere presente.
Insieme a loro anche esponenti di altri partiti del centrodestra come Luigi Fedele (Udc), Tilde Minasi (Lega), Massimo Ripepi (Fratelli d’Italia) e molti amministratori del territorio, a partire, ovviamente, dal sindaco di Villa San Giovanni e fratello del senatore, Giovanni Siclari.
Assente invece l’altro “organizzatore” Francesco Cannizzaro, così come non si sono visti né Mario, né Roberto Occhiuto. E lo stesso senatore Siclari interrogato sulla candidatura di Occhiuto alle regionali si è limitato a dire «per ora la scelta è questa».
Anche questa una risposta che potrebbe prestarsi a mille interpretazioni.
La ricetta di Tajani per il Sud
Antonio Tajani, che ha ricordato le sue origini calabresi, ha indicato la rotta per il Mezzogiorno. «Il Sud deve rialzare la testa. Trovo assurdo che non ci sia l’alta velocità nelle Regioni meridionali, così come sono inconcepibili i ritardi nella digitalizzazione. Non serve il reddito di cittadinanza, ma lavoro per restituire dignità ai giovani e non costringerli ad emigrare. Liberi se si lavora. Si dovrebbero mettere insieme tutti i fondi europei non utilizzati, qualcosa come 12 miliardi di euro che arriverebbero a 20 con i finanziamenti della Cassa depositi e prestiti e della Banca europea degli investimenti, per aprire una nuova fase che metta al centro il lavoro e le infrastrutture».
Schifani smentisce possibii intese con il Pd
Renato Schifani ribadisce l’alleanza con Lega e Fdi e boccia qualsiasi ipotesi di lavoro insieme al Pd o ai suoi furoiusciti.
«Non vero il rischio di una nostra marginalizzazione all’interno dell’alleanza con Lega e Polo sovranista. La nostra identità è forte e alla ripesa dei lavori l’accentueremo ancora di più con iniziative forti sul territorio e in Parlamento. Sicuramente siamo alternativi alla sinistra. Non esiste nessun richiamo e nessuna sirena nei confronti del Pd dal quale ci divide una visione completamente diversa della politica».
Riccardo Tripepi