Ha il sapore acre della campagna elettorale, seppure le urne si sono appena chiuse, lo scontro (l’ennesimo) tra il deputato del M5S Alessandro Melicchio e il capogruppo dei Democratici e Progressisti in Consiglio regionale Giuseppe Giudiceandrea. Oggetto della polemica, ancora una volta, il taglio dei vitalizi approvato dal Consiglio regionale durante l’ultima seduta. Adeguandosi a quanto stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni palazzo Campanella ha decurtato di circa il 13% i vitalizi degli ex consiglieri con un risparmio annuo di circa un milione e duecentomila euro. Per i consiglieri in carica e per quelli futuri, invece, viene introdotto il sistema contributivo con la possibilità di versare i contributi e ottenere anche il Tfr, ricalcando la normativa prevista anche per i parlamentari.

Per Melicchio «nuovi privilegi»

Melicchio, però, non ci crede e attacca a testa bassa parlando dell’introduzione di nuovi privilegi. «Nel Consiglio regionale della Calabria hanno fatto il solito blitz a pochissimi mesi dalle elezioni, per approvare una legge che favorisce loro stessi e i propri portafogli, introducendo di nuovo i vitalizi, che adesso chiamano indennità differita – afferma il depurato – E’ veramente uno scandalo pensare che un banale cambio di nome possa servire per prendere in giro i cittadini calabresi. Il Movimento 5 stelle e il Governo Conte hanno imposto alle Regioni di ridurre l'importo del vitalizio agli ex consiglieri, pena la decurtazione dei fondi di trasferimento statale. E allora i consiglieri regionali calabresi, all'unanimità, mai mancata quando devono votare qualche privilegio per se stessi - sottolinea l'esponente 5S - hanno avuto la geniale pensata di utilizzare i soldi risparmiati da questo taglio per assicurarsi, con i soldi dei calabresi, una bella pensione dopo appena 5 anni di, non certo duro, lavoro in politica. Quello che non sopporto è la presa per i fondelli. Giudiceandrea e compagnia cantante hanno anche il coraggio di venirci a dire che, poverini, si decurteranno lo stipendio per pagarsi questo nuovo vitalizio, ma la verità è che la quota a carico dei consiglieri è solo l'8,80% mentre ben il 24,2% dei loro contributi devono versarli tutti i cittadini calabresi, per non parlare del fatto che si sono introdotti anche il trattamento di fine mandato, altri soldi aggiuntivi che entreranno nelle loro tasche».

La replica di Giudiceandrea

Immediata la replica di Giudiceandrea che prova a spiegare l’equivoco in cui sarebbe caduto Milicchio e sottolinea come il Consiglio non abbia fatto altro che adeguarsi alla normativa nazionale e a quanto previsto dalla Conferenza Stato-Regioni.

«Mi trovo, mio malgrado, a dover rispondere al parlamentare del Movimento Cinque Stelle Alessandro Melicchio che, sulla legge che prevede il taglio dei vitalizi, parla come se fosse ancora in campagna elettorale. Trovo molto grave che un parlamentare della Repubblica non conosca la legge – il pensiero di Giudiceandrea -Le percentuali di cui parla, infatti, non le ha inventate il sottoscritto o il consiglio regionale, ma sono imposte dalla legge nazionale. In ogni busta paga di ogni dipendente statale di questo Paese, una parte viene tratta dal netto dello stipendio, l’altra la versa direttamente il datore di lavoro. Ed in ogni caso non un solo centesimo in più verrà pagato dall'ente Regione per gli stipendi dei consiglieri, atteso che come dovrebbe essere noto al legislatore nazionale, ciò che viene versato per previdenza viene detratto per l’intero dall'imposta Irpef. Io capisco il momento di confusione post elettorale, ma da un deputato, se proprio aveva esigenza di criticare questa legge, che finalmente normalizza l’obbligo previdenziale anche in una realtà come il consiglio regionale della Calabria, mi sarei aspettato migliori argomentazioni e più competenza. Ripeto, ancora una volta, la legge regionale approvata per tagliare i vitalizi, finalmente, fa in modo che i consiglieri siano obbligati a partecipare al sistema contributivo nazionale. A Melicchio sembrerà poco, ma è meglio di quanto fatto nella stessa materia dal governo giallo verde per i parlamentari attuali, vista la ridda di ricorsi costituzionali avverso il provvedimento noto come legge “Fico”. La mancata paternità della legge non rattristi dunque l’onorevole Melicchio. La legislatura sua è lunga ed avrà modo di rifarsi».

 

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