I parlamentari 5 stelle calabresi scalzano l'esecutivo da responsabilità: «Il fondo non è stato intaccato». Mentre l’Ulcem pronto a dare battaglia, Bussone: «Ora possiamo aspettarci di tutto»
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Il taglio dei finanziamenti ai comuni fusi da parte del Governo che la nostra testata, ieri, ha anticipato evidenziando lo scippo di quasi 1,2milioni di euro a danno di Corigliano-Rossano, la nuova terza città della Calabria nata proprio dalla fusione dei due estinti comuni (leggi anche Il governo taglia i fondi alle fusioni: 1,2 mln (all’anno) in meno a Corigliano-Rossano) ha scatenato una vera e propria bagarre politica tra le associazioni dei comuni e la deputazione parlamentare. Soprattutto quella calabrese.
I primi ad intervenire sono stati il presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani, Marco Bussone ed i parlamentare del movimento 5 stelle e particolarmente i quattro portavoce della sibaritide: Francesco Forciniti, Francesco Sapia, Elisa Scutellà e Silvana Abate. Che scalzano il Governo da ogni responsabilità sul caso addossando tutte le colpe sul precedente Governo a traino Pd.
«La consistenza del fondo non è stata intaccata»
«La consistenza del fondo per le fusioni – scrivono i quattro parlamentari - non è stata minimamente intaccata, e anche per il 2019 sono state individuate e stanziate ingenti somme, pari a oltre 46 milioni di euro, esattamente come era avvenuto per il 2018, e molto maggiori rispetto ai 30 milioni messi sul piatto negli anni precedenti. Il criterio di riparto di tale fondo fra i Comuni fusi, inoltre – questa la seconda motivazione - è dettato dalla legge Delrio, si basa principalmente sul criterio cronologico, e non è stato neanche questo minimamente modificato dall'attuale governo».
Dunque, ad oggi, rispetto a quando è partito l'iter della fusione tra i Comuni di Corigliano e Rossano sarebbero rimaste in vigore le stesse condizioni normative di allora, e addirittura nel fondo nazionale vi sarebbero a disposizione sedici milioni di euro in più.
«C’era chi voleva speculare sulla fusione di Corigliano-Rossano»
«Per questo – dicono Forciniti, Sapia, Scutella e Abate - risulta strano pensare che sedicenti esperti sul tema delle fusioni possano oggi meravigliarsi se all'esito di una procedura di riparto che era già conosciuta e conoscibile da anni, e che ad oggi non è cambiata di una virgola se non in meglio. Al Comune di Corigliano-Rossano vengono assegnate risorse aggiuntive pari a quasi un milione di euro. Evidentemente chi se ne aspettava di più, travisando una norma che è sempre stata chiara, ha pensato alla fusione non come ad un momento di crescita sociale e culturale, per camminare uniti e mettere in sinergia le eccellenze del nostro territorio, ma piuttosto come un mero strumento di lucro sul governo centrale per fare cassa . Per noi la fusione è e sarà qualcosa di molto più alto e di molto più importante, e il nostro impegno in questa direzione sarà totale».
Sul piede di guerra l’Unione nazionale dei comuni
Di diverso parere l’Uncem, sul piede di guerra dopo la notizia del taglio dei fondi statali destinati ai Comuni che hanno scelto la strada della fusione. «Questo è particolarmente grave», sottolinea Marco Bussone, presidente Uncem. «Parliamo di una riduzione anche del 60% per quegli enti che dal 2013 hanno deciso di fondersi, passando per la strada del referendum popolare e poi da una legge regionale. Le risorse sono stabilite da una norma nazionale e da un contratto stipulato dai Comuni con lo Stato. Il taglio, deciso dal ministero dell’Economia e delle Finanze, distrugge di fatto questo patto tra livelli istituzionali, aprendo la strada e legittimando possibili tagli in qualsiasi momento anche su altri fondi e su altri tipi di finanziamento».