Il governo taglia i fondi alle fusioni: 1,2 mln (all’anno) in meno a Corigliano-Rossano

Batosta economica per la nuova terza città della Calabria alla quale,  nella ripartizione dei fondi, vanno 845.000 euro invece dei 2 milioni previsti. Privilegiate le fusioni più antiche

di Marco  Lefosse
27 giugno 2019
21:05

Beh, ora sappiamo quale sarà la prima vera, grande emergenza che il neo sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi,dovrà affrontare subito dopo aver formalizzato la squadra di giunta e aver introdotto il primo Consiglio comunale della storia della nuova terza Città della Calabria: bisognerà andare a Roma e battere i pugni sul tavolo del Governo e del Ministro dell’Economia per far sì che al nuovo Comune, e con esso a tutti i municipi nati da fusione, venga riconosciuto quel massimo del bonus erariale che è stabilito dall’art. 1, commi 17-18, legge n. 208/2015 (legge di stabilità 2016) che premia tutte quelle realtà che hanno deciso di fondersi.

Mantenuto invariato il fondo di premialità per le fusioni

Già, perché è notizia di poche ore fa, che il Governo Lega-5 Stelle nel riparto delle risorse per l’anno 2019 ha mantenuto stabile a poco più di 46milioni di euro il fondo di premialità per le fusioni, nonostante queste siano aumentate negli ultimi anni. A Corigliano-Rossano spetteranno appena 845.806,41 euro a fronte dei 2 milioni di euro previsti.


Di quanto sta accadendo, abbiamo chiesto lumi a Luigino Sergio, esperto di fusioni nonché autore del libro “La fusione di comuni in Calabria. «A decorrere dal 2018 – spiega Sergio - ai comuni risultanti da fusione o da fusione per incorporazione spetta un contributo pari al 60% dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite massimo di 2 milioni del contributo per ciascun beneficiario, stabilito dal comma 17, lettera b), legge n. 208/2015». Insomma la legge è chiara e non si presta ad interpretazioni. Quello che manca, e tra i denti lo conferma anche il professore Sergio, è la volontà politica. Ovviamente la volontà politica del Governo centrale che a questo punto, per rimettere in pari un diritto acquisito da una comunità di 80mila abitanti, dovrebbe varare una variazione al bilancio e «rimpinguare il fondo spettante ai comuni fusi».

«Una variazione di bilancio influirebbe dello 0,004% sulle finanze»

«Sia chiaro – spiega Sergio – questa è una variazione che non comporterebbe nessun sacrificio alle finanze dello Stato considerato che andrebbe ad incidere sul bilancio dello Stato per una percentuale pari allo 0,004% del bilancio pubblico». Anche perché per ripianare il maltolto, che colpisce Corigliano-Rossano e qualche altra decina di comuni in tutta Italia, basterebbero probabilmente una ventina di milioni di euro annui. Bazzecole rispetto alla finanza nazionale.

Privilegiate le fusioni “più anziane”

Che sia, dunque, volontà politica e non altro lo spiega ancora Sergio. «È opportuno precisare – aggiunge ancora l’esperto di organizzazione e gestione degli enti locali - che il regolamento ministeriale sottostante al decreto di erogazione del contributo ai comuni fusi prevede che in caso d’incapienza dei fondi sono privilegiate le fusioni con maggiore anzianità con un riparto a loro favore del 4% in più per ogni anno di fusione. Nel caso vi siano minori fusioni rispetto su fondi disponibili, l’eccesso di fondi verrà utilizzato aggiungendo un ulteriore contributo ai comuni fusi, in base al numero dei comuni coinvolti nella fusione e in base al numero degli abitanti del comune oggetto di fusione». Da qui si spiega anche come, ad esempio, Casali del Manco (nuovo comune nato dalla fusione di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta) abbia ricevuto un contributo addirittura superiore a quello di Corigliano-Rossano (1,1 milioni di euro). «Perché – dice Sergio – per anzianità è un comune più vecchio pur essendo numericamente più piccolo».

Rimane comunque un beneficio

«In qualunque caso – precisa ancora Sergio – guai a pensare che la fusione non sia stato un beneficio, anche da un punto di vista finanziario. Atteso che il gettito di 845mila euro ricevuto da Corigliano-Rossano va ad aggiungersi alla somma di trasferimenti erariali già previsti dalla legge e che erano in dotazione ai due estinti comuni». Ma questo ovviamente non basta. Perché i cittadini attendono grandi risposte in termini di servizi. E i servizi pubblici, si sa, si conseguono solo se un comune ha maggiore liquidità.

Inizia da qui la campagna delle proteste?

Giusto, allora, avviare una vibrante protesta istituzionale affinché a Roma si senta subito la voce della nuova Città e si porti a compimento un primo importante step. E sarà, questo, un impegno per Stasi ma anche per tutta la classe politica corissanese.

Certo, quello che salta subito alla mente è il detto “casa nuova, guai vecchi!”. Nonostante Corigliano-Rossano sia cresciuta di numero, di notorietà e anche (sulla carta) di importanza continua a rimanere preda di ruberie e scippi. Questa volta nel vero senso della parola.  

Giornalista
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