Prima puntata scoppiettante quella di Perfidia, il talk politico più incandescente della tv, andata in onda ieri sera su LaC Tv, condotto da Antonella Grippo. Ospiti di livello, temi scottanti, sullo sfondo di una campagna elettorale che si sta concentrando sui soli temi economici, con le analisi irriverenti e “scomode” della conduttrice che hanno messo in difficoltà anche il Ministro degli esteri Luigi Di Maio, intervenuto in collegamento da Roma.

Ma pronti, via, e la prima provocazione viaggia sull’asse Grippo-Filia con la riproposizione in chiave calabrese del celebre slogan inventato da Giovannino Guareschi sul Candido – “Nel segreto dell'urna, Dio ti vede, Stalin no!” -, poi riportato anche sui manifesti elettorali della Democrazia Cristiana contro il Fronte Democratico Popolare nelle elezioni del 1948: “Nel segreto dell’urna il drone di Occhiuto ti guarda, Enrico Letta no”.

La par condicio impedisce all’esplosiva conduttrice di accompagnare la presentazione dei suoi ospiti con la consueta musichetta, scelta ad hoc, quale antipasto del talk. Ma niente di grave, perché la Grippo schiera nel suo incandescente parterre «l’artiglieria pesante», al secolo Pasquale Motta, analista politico e giornalista di LaC News24. A completare la batteria, poi, il direttore de “La notizia” Gaetano Pedullà, il primo dei direttori di quotidiani nazionali che si alterneranno nelle varie puntate di Perfidia.

Il rebus autonomia differenziata

Proprio da Pedullà parte la prima disamina sullo stato dell’arte, sulle alleanze e sulla “natura” politica delle forze in campo parte. Nicola Irto, difende quello che è stato definito il «campetto» del centrosinistra, parlando di una legge elettorale folle che mette gabbie, e dei pezzi assieme, per prendere un voto in più. Per lui il Pd ha messo in campo un programma realizzabile rimanendo il partito che dà più sicurezza. Il terzo polo, che diventa per Irto il «terzo porto» è solo un luogo in cui i tanti che vi approdano sono per il segretario dem anche i migliori alleati del centrodestra di Meloni.

Dal canto suo Fausto Orsomarso certifica che «lo sforzo di Meloni e della nuova generazione di conservatori è quello di dare una dimensione di normalità all’Italia» condannando la «tendenza ad offendere il pensiero diverso».

Ma per Luigi De Magistris c’è un punto fermo: Meloni non si è mai definita antifascista e il suo elettorato è di destra. «Unione popolare – ha poi aggiunto - nasce per dare voce a chi non ha voce. Siamo alternativi alla destra e al quel centrosinistra che non ha fatto politiche alternative alla destra. Chi vota Unione popolare sa che si va in Parlamento si prende ai super ricchi, quelli che hanno fatto i soldi sull’energia in un momento di guerra, e lo si dà ai giovani, ai disoccupati, il salario minimo, la pensione adeguata all’inflazione, le imprese in difficoltà, si svolta nella giustizia ambientale, contrasto serio a mafie e corruzione. In questo momento l’unica alternativa al consociativismo del governo Draghi».

Motta fa notare che al di là del «colpo di teatro» rappresentato dalla presenza in Italia di Jean-Luc Mélenchon, il problema a sinistra, in Italia, è rappresentato da un esasperato frazionismo.

Un tema che ne introduce un altro: Il fuoco amico all’interno delle diverse coalizioni. Ma se per Orsomarso nel centrodestra non esiste il problema, Irto assicura che la base del Pd è pronta e unita per una battaglia identitaria e di credibilità: «Nel centrodestra sono divisi su tutto, e a Cernobbio si è visto. Ma sono uniti su una cosa ed è importante dirlo, sono uniti nello strafregarsene del sud perché hanno messo tra i tre punti fondanti del programma l’autonomia differenziata».

Irto incalza, utilizzando poi il tema dei paracadutati nelle liste calabresi del centrodestra che prendono il seggio e tirano l’acqua al mulino del Nord. «L’autonomia differenziata – gli contesta de Magistris – la vogliono Bonaccini del Pd, Zaia della Lega e Fontana, quindi sia il centrodestra che il centrosinistra, i 5 stelle giocano al solito con quella ambiguità, noi siamo gli unici ad essere contrari all’autonomia differenziata».

Orsomarso: «Non voglio morire ‘ndranghetista a strascico»

Lo studio invece si accende quando è il direttore Pedullà a sostenere che la lotta alla criminalità è scomparsa dall’agenda dei partiti e che i 5 stelle sono gli unici a praticarla. Tema che scatena la reazione degli ospiti della Grippo che rispediscono al mittente la tesi.

In particolare Fausto Orsomarso si dice «stufo, perché io non voglio morire ‘ndranghetista a strascico, da Lagonegro a salire. E per i calabresi, partiamo da meno cento ogni giorno in questo racconto di pregiudizio complessivo di chi per speculare deve raccontare che la Calabria è condannata perché de Raho dice che non frequentava i circoli. E ti piace vincere facile, bello – sbotta l’esponente di FdI – perché io ogni giorno mi devo sporcare le mani, il muso, la faccia nell’incontrare un corpo sociale ed economico in cui purtroppo ogni giorno, anche a strascico, è protagonista di cose anche esagerate». Quindi, per Orsomarso, i candidati antimafia, sono rappresentati dal popolo e l’atteggiamento di chi è stanco di ridurre il tutto al pregiudizio.

La giustizia e il “caso Gratteri”

Riprendendo i fatti di politica e di cronaca degli ultimi giorni, Grippo tira fuori la vicenda che ha visto opinioni diverse espresse rispetto all’azione del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, chiedendo lumi al segretario regionale dem che ha ribadito, riproponendosi equidistante, come sia stata chiaramente espressa la solidarietà Gratteri e più in generale un pieno sostegno all'intero impianto giudiziario in Calabria, «perché in Calabria quando c'è un gigantesco problema come la Ndrangheta alle procure e ai procuratori bisogna stargli accanto, ferme restando le piene garanzie costituzionali. Se vogliamo affrontare la questione in maniera seria il sistema delle garanzie costituzionali e della tutela degli amministratori pubblici che vengono coinvolti, affrontiamola senza rete e affrontiamola senza retorica e senza provare a buttarla su un partito».

Da parte sua de Magistris reputa «inaccettabili» le parole di alcuni esponenti dem: «Io credo che bisogna essere netti. Esprimere la solidarietà alla procura e all'autorità giudiziaria non significa abbattere la presunzione di innocenza, perché qua per troppo tempo se è ritenuto che l’informazione di garanzia è una condanna. Questo è un paese in cui c'è più gente in galera per custodia cautelare di quanto invece sono condannati in via definitiva. E questo sarebbe il primo passo da fare in un paese democratico».

La Grippo invita ad avere uno sguardo laico rispetto al procuratore Gratteri, trovando «l’idolatria verso il magistrato è un danno per lui stesso». Fausto Orsomarso è netto: «Tutti hanno utilizzato Gratteri in un senso o in un altro. Gratteri lo si aiuta se gli si danno gli strumenti, se ci sono magistrati in più, lo si aiuta se c'è una politica che fa bene la politica, ma Gratteri può fare anche errori? Si, vi dico che in questa inchiesta che riguarda Cosenza, per questo la prudenza, bisogna discutere in ambito nazionale sugli strumenti di una magistratura che nel punto di equilibrio di potere garantiscono una convivenza sociale e civile, che regole di ingaggio ti dai. Gratteri è trasversale rispetto alle esigenze di giustizia che la Calabria ha e poi il giudizio complessivo lo si lascia alle aule di tribunale, perché è facile tirare per la giacca…»

Tornando su Gratteri il leader di Up che conosce bene la Procura di Catanzaro è convinto che l’attuale procuratore «ha cominciato a fare un lavoro molto serio in un settore molto insidioso che quello delle infiltrazioni della Ndrangheta nella politica a tutti i livelli e quindi bisogna fare ogni azione per non isolare ma anche perché Gratteri più volte ha lanciato in modo chiaro degli allarmi. Detto questo poi l'indagine non è la condanna e non è nemmeno il processo. Se lo facciamo non andiamo da nessuna parte. Poi c'è un tema però: che cosa vogliamo fare per evitare che accada un'altra volta il sistema Palamara? è là che si deve intervenire cioè l'autonomia e l'indipendenza della magistratura tutta, tanto del pubblico ministero quanto dei giudici, non è un privilegio dei magistrati. Serve a garantire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Se noi non spezziamo questo rapporto che vi assicuro è forte, cioè ancora oggi non c'è quella consapevolezza diffusa che il magistrato deve stare lontano dai centri di potere, altrimenti qua nasce la sfiducia del cittadino. Allora io credo che noi dobbiamo sostenere sempre una magistratura autonoma e indipendente, che va criticata con rispetto, perché i magistrati sbagliano e possono sbagliare. La Calabria in questo momento non ha bisogno di militarizzazione, ma soprattutto di risposte sociali».

Rizzo: «Lo sviluppo del Mezzogiorno, solo con l’intervento dello Stato»

L’altro collegamento nella scaletta di Antonella Grippo è con un altro esponente nazionale: Marco Rizzo, segretario Partito comunista e candidato con Italia sovrana e popolare che ha prioritariamente contestato il ritorno al voto con campagna elettorale a Ferragosto rilanciando le cosiddette liste antisistema: «Noi abbiamo provato con Italia sovrana Popolare a raccogliere le opzioni per altro molto in fretta, si consideri che le Camere sono state sciolte il 21 luglio e quindi facendo così in fretta siamo riusciti a mettere insieme 15 organizzazioni: Italia sovrana e popolare è appunto una costituente di queste organizzazioni, nel senso che abbiamo una linea politica molto netta: sul tema delle sanzioni noi diciamo una cosa molto semplice diciamo di bloccare le sanzioni e per ripristinare i temi diplomatici, il problema della Pace, e avere di nuovo gas a basso costo».

Rispetto alla proposta di Isp per il Meridione, Rizzo chiarisce: «Lo sviluppo del Mezzogiorno che è una questione annosa, sin dai tempi di Gramsci, avrà sviluppo se ci sarà un intervento dello Stato. Tutti i partiti di questo arco Parlamentare che hanno appoggiato Draghi, direttamente o indirettamente, hanno una visione dove le privatizzazioni la fanno da padrone. Il Mezzogiorno del nostro paese sarà ridotto sempre di più a un’area di parcheggio per i giovani che devono emigrare per avere un futuro. Non c'è una programmazione, non c'è un'idea di società. Italia sovrana e popolare ce l'ha. Noi siamo passati a spendere per le armi da 78 milioni al giorno a 110, è una cifra altissima. Si potrebbero fare molte altre cose, si potrebbero ad esempio immaginare dei programmi, penso anche al reddito di cittadinanza, per utilizzare il lavoro dei giovani perché è umiliante pagare le persone per lasciarla a casa. Dobbiamo fare un piano straordinario di manutenzione del territorio, con le alluvioni si muore si perdono un sacco di denari, potremmo mettere a posto il territorio nel nostro paese da nord a sud e certamente nel Mezzogiorno avremmo l'impiego per centinaia di migliaia di giovani».