La titolare del dicastero per la Famiglia e le Pari opportunità è intervenuta nel corso della manifestazione organizzata dalla casa editrice "Rubbettino"
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«Ci sono nuove forme di oppressione che dovrebbero essere decodificate e interpretate da un nuovo femminismo». Lo ha detto la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, intervenendo a Soveria Mannelli al festival "Sciabaca", organizzato dalla casa editrice "Rubbettino".
«E invece il femminismo - ha aggiunto la ministra Roccella, che ha dialogato con il direttore editoriale di Rubbettino, Luigi Franco - è un po' finito sotto traccia oppure si è risolto nell''emancipazionismo', nell'idea del "noi dobbiamo essere come gli uomini", nell'assoluta parità. Che per certi versi va bene, ma alla quale io preferisco la locuzione 'pari opportunità', che è diversa da 'parità', perché non implica un'idea di uguaglianza ma di riconoscimento delle pari opportunità, a partire dalla differenza, che va valorizzata».
«Non mi piace adoperare l'espressione "maternità surrogata" - ha aggiunto Roccella -. Preferisco parlare di "utero in affitto" perché è una definizione che mette in evidenza il punto fondamentale della questione, e cioè il mercato, il passaggio di denaro».
«La disponibilità di una donna a portare avanti una gravidanza per conto terzi - ha proseguito la ministra Roccella - si realizza all'interno di un'organizzazione di mercato molto dura, molto precisa. Non esiste, come qualcuno dice, una maternità surrogata 'solidale', perché tutto è inserito sempre in un'organizzazione di mercato diventando parte di un grande business transnazionale che tratta le donne come fornitrici di elementi utili per fare un bambino. Io credo, invece, che la maternità sia qualcosa di diverso. È un'esperienza che suscita sentimenti forti ed estremamente coinvolgenti, inscritti nel nostro corpo. Trasformare il rapporto madre-figlio in una compravendita è profondamente anti-umano. Facciamoci qualche domanda: cosa vogliamo mantenere della nostra umanità? Cosa vogliamo portare nel futuro del nostro essere "uomini umani", come diceva Leonardo Sciascia?".