Il Pd adesso rischia di implodere. Nonostante il plebiscito, forzato e scontato, con il quale Renzi pensava di essere diventato signore e padrone del partito, le critiche rischiano di travolgerlo. La sconfitta alle amministrative è chiara ed evidente ed avere eliminato la diretta streaming non basterà a cancellarla.

 

Così come non basterà provare a sterilizzare il dibattito sulla strategia delle alleanze a evitare che il problema si ponga. Lo ha detto chiaramente Dario Franceschini in uno degli interventi più duri dell’intera direzione. E’ chiaro, per il ministro alla Cultura, che bisogna porsi il problema e guardare a sinistra per pensare di poter invertire la rotta. Renzi sta provando a resistere dall’affrontare il dibattito e spiega che non è delle alleanze che si deve discutere. Il dissenso intorno a lui, però, è sempre più crescente e anche tra quelli che potevano considerarsi dei fedelissimi.

 

Appena qualche giorno fa il ministro alla Semplificazione Madia in visita a Reggio Calabria ha ribadito di bocciare ogni ipotesi di larghe intese e di guardare con attenzione al movimento di Pisapia, preferendolo di gran lunga a Berlusconi.

 

Le larghe intese, insomma, preoccupano. E lo fanno anche in Calabria. L’intervento in direzione del sindaco Falcomatà è stato tra i più significativi in questo senso. “Destra e sinistra non sono confini obsoleti – ha detto il sindaco – soprattutto in relazione a temi come ambiente, lavoro, accoglienza, sanità e uguaglianza”. Evidente il riferimento alla recente nomina nella segreteria nazionale dell’assessore ai Lavori Pubblici e alla Legalità del Comune di Reggio Angela Marcianò. Decisione che ha preso alla sprovvista il sindaco che era in lista fino a pochi minuti prima. Chi abbia suggerito il cambio di nome al segretario nazionale non è ancora chiaro, ma il sindaco non ha digerito la scelte e il modo con cui è maturata. Angela Marcianò non è neanche in possesso della tessera del Pd e, in una sua recente e molto discussa intervista, ha detto di non fare differenza tra destra e sinistra.

 

Da qui il riferimento del sindaco in direzione che ha aggiunto ancora. “Il Pd ha il compito di costruire una grande sinistra riformista all’interno della quale il nostro partito deve avere le maggiori responsabilità, ma non può essere autosufficiente. Dobbiamo parlare a chi parla la nostra stessa lingua”.

 

Ed infine un cenno alla necessità di avere politiche diverse e più incisive per il Mezzogiorno. “I sindaci hanno bisogno di risposte” ha detto il primo cittadino, riferendosi anche all’emergenza migranti. Abbastanza per capire come la geografia interna al Pd sia in rapida evoluzione. E che anche punti fermi del renzismo conosciuto fino ad oggi si stiano spostando. Con conseguenza ancora imprevedibili, sia a livello nazionale che locale.

 

Oliverio e i suoi, a questo punto, sono nuovamente fermi ad attendere. Sanno che in questo momento, anche in vista dei prossimi congressi, c’è la possibilità, forse l’ultima di uscire dall’angolo. La scelta di saltare sul carro del renzismo nel momento di massima debolezza dell’ex premier non pare essere stata una grande idea. Per cui un ulteriore riposizionamento è quanto mai possibile, specie se non dovessero arrivare risposte immediate sulla sanità.

 

Riccardo Tripepi