VIDEO |A San Giorgio Morgeto prima seduta del consiglio comunale guidato da un sindaco che, a differenza del compagno di partito Falcomatà, può rimanere in sella fino al terzo grado di giudizio
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Il consiglio comunale di San Giorgio Morgeto ha convalidato gli eletti nella competizione di 15 giorni fa, tra cui il sindaco Salvatore Valerioti dichiarato incandidabile dalla sezione Civile del Tribunale di Palmi. Passaggio formale vidimato all’unanimità dal civico consesso, infatti ha votato a favore anche un consigliere di minoranza, che aggiunge l’amministratore all’elenco già lungo di colleghi calabresi e non solo che, dopo lo scioglimento per mafia dei rispettivi consigli comunali, si sono ricandidati ugualmente e hanno vinto. Tutto perché la norma, a differenza della legge Severino – che ordina la sospensione dalla carica già dopo una sentenza di primo grado – prevede la possibilità di rimanere pienamente in carica fino al terzo grado di giudizio.
Il caso Valerioti
Valerioti, la cui incandidabilità era stata accertata nel settembre dello scorso anno, ha tempo fino al febbraio prossimo per proporre ricorso in Appello e può arrivare fino alla Cassazione, e di conseguenza – nella prima seduta del consiglio comunale che si è svolta in un clima di festa – i consiglieri hanno preso atto che effettivamente al momento il sindaco era candidabile ed eleggibile. Di avviso diverso invece l’avversario Enzo Marrapodi, che in vista della prima seduta aveva protocollato una lettera di dimissioni giudicando «la competizione elettorale viziata dalla decisione del dott. Salvatore Valerioti che ha ritenuto, pur dichiarato incandidabile, ugualmente di candidarsi». Il sindaco ha varato una giunta con 4 assessori, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ha letto in aula i messaggi augurali del presidente dell’Anci, Marcello Manna, e dell’ex deputata della Destra Angela Napoli che è originaria del paese aspromontano.
Profilo basso da parte del Pd
Profilo basso anche da parte del Pd, partito del sindaco, che mentre sul caso Falcomatà ha mobilitato il gruppo parlamentare per chiedere la riforma della legge Severino, ha scelto di non sollevare alcuna obiezione sulla vacuità di una disciplina che lascia in sella amministratori sospettati – dal punto di vista della giustizia civile e non penali – di essere responsabili del condizionamento o dell’infiltrazione della mafia nei consigli comunali. Sospettati che, fino alla sentenza di terzo grado, possono continuare il loro mandato.