Nuova, velleitaria, frontiera per le aspirazioni di Taurianova come città policentrica, oppure un messaggio in codice lanciato dal vicesindaco Nino Caridi al primo cittadino leghista?


Tornano da Roma portando un carico di interrogativi, gli amministratori della cittadina del Reggino che – partecipando alla manifestazione di Anci Calabria contro il commissariamento della sanità – hanno irrobustito una presenza che definire nutrita è dire poco. Tra gli altri si sono visti sfilare il sindaco Roy Biasi e, appunto, il suo vice: solo che entrambi avevano la fascia al petto e non era la stessa fascia.

 

Colpo d’occhio raro, quello di una amministrazione che manifesta con i due massimi vertici della giunta – ciascuno con un Tricolore a tracolla – anche se non si va troppo per il sottile quando, come nel caso di stamattina, nella protesta contro il governo era soprattutto il numero quello che contava. Caridi, il cui apporto nella recente vittoria leghista è stato determinante – per le oltre 500 preferenze ottenute, ma soprattutto perché era stato presentato come vicesindaco in pectore anche durante la campagna elettorale – sta magari escogitando un piano per diventare lui stesso sindaco? Oppure, visto il tema amministrativo sempre presente nella storia cittadina – quello del rapporto complicato tra il centro urbano e le due popolose frazioni di Amato e San Martino – può essere che Caridi pensi veramente di essere un “secondo” sindaco per le periferie?

 

Domande impossibili, ovviamente, perché non può esistere una maggioranza leghista senza sindaco leghista - Caridi infatti è il leader di un movimento alleato del Carroccio – e perché, anche se la Lega in questa Pontida calabrese è fortissima, non può esserlo al punto di modificare le leggi italiane, moltiplicando i primi cittadini.

E allora, non resta che credere all’unica opzione possibile – conoscendo l’allergia che Caridi ha verso la fantapolitica -, e senza voler imputare al centrodestra taurianovese il tentativo di fiaccare la credibilità della grande manifestazione contro l'odiato governo Conte, contando due fasce dove ce n’è una sola: il vicesindaco ha chiesto il Tricolore in prestito a qualche altro manifestante, per il tempo di farsi un selfie, una foto ricordo come per il giorno della prima... manifestazione. Forse l’unico che, nella sua lunga “storia social”, gli mancava. 

 

Non è facile trovare, neanche al mercato nero, una fascia libera, e proprio non si può immaginare che Caridi sia partito dalla Calabria con un tarocco in valigia, oppure chiedendo un prestito a qualche Comune che ha disertato: e non resta che indagare su chi sia stato a rendere possibile lo scatto dell'anno.  

 

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