La minoranza dem aspetta acquattata tra gli scranni di palazzo Madama ed è pronta a colpire Renzi sulla riforma del Senato perprovare a riprendersi il partito. I margini di riuscita dell’operazione sono assai ridotti, almeno guardando alla consistenza numerica delle opposte fazioni, ma il tentativo si farà lo stesso. Lo ha dimostrato ieri la senatrice calabrese Doris Lo Moro (già proprio lei) che ha abbandonato il tavolo tecnico al quale si sta discutendo della nuova Camera altra.
«Questa riunione – avrebbe detto la senatrice - non ha senso. Perché noi stavamo qui a discutere e a trattare di articolo due ma il premier ha dichiarato che l'articolo 2 non si tocca e non si tratta. Dunque questa riunione non serve più perché Renzi non vuole dialogare. Non sono io che me ne vado, ma questa riunione a non avere senso. Arrivederci».
Abbastanza per capire il livello cui è arrivato lo scontro interno al partito e anche per studiare le mosse del governatore Mario Oliverio che della minoranza dem continua ad essere espressione. I suoi rapporti con la Lo Moro sono ottimi e c’è da giurare che uno sgambetto a Renzi non dispiacerebbe al presidente della giunta che, fin dal suo insediamento, ha dovuto subire numerosi “schiaffi” romani. Dal commissariamento della sanità, all’azzeramento della giunta passando dal provvedimento di inibizione per tre messi arrivato dall’Autorità nazionale anticorruzione in seguito alla nomina di Santo Gioffrè commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria.
Il problema, però, è che i rapporti di forza all’interno del Pd in questa fase sono proibitivi, come dimostra anche la prudenza di Massimo D’Alema che smentisce tutti ogni volta che sui giornali finisce la parola “scissione”.
Ed allora anche Oliverio aspetta e conta i suoi uomini in Calabria. Anche perché il borsino della nostra Regione, fino ad oggi a trazione bersaniana, vede risalire le quotazioni renziane. Intanto gli uomini del premier, pur non contentissimi per il rimpasto di giunta, hanno ottenuto lo scranno più alto di palazzo Campanella con Nicola Irto. E poi perché proseguono le adesioni alla corrente. La recente visita di Luca Lotti e la cena-riunione di lunedì scorso hanno visto tra i presenti ex fedelissimi del governatore come Bruno Censore e Michele Mirabello. Ma le indiscrezioni più “hard” riguardano le mosse di Carlo Guccione che ha ormai preso definitivamente le distanze dal governatore, dopo la sua traumatica uscita dalla giunta. I ben informati dubitano che Guccione, almeno in questa fase, possa aderire apertamente all’area che fa capo al premier, ma potrebbe legarsi sempre di più ai Giovani Turchi che con Renzi stanno costruendo un rapporto sempre più stretto.
A fare un nuovo tagliando al Pd calabrese dovrebbe pensarci oggi il vicesegretario nazionale del partito Lorenzo Guerini che sarà a Cosenza per la festa dell’Unità. Occasione che il segretario regionale Ernesto Magorno non si è fatta sfuggire pe convocare la riunione dell’assemblea regionale e della direzione del partito all’auditorium Guarasci del capoluogo bruzio. Una convocazione arrivata in fretta e furia nel pomeriggio di ieri, a meno di 24 ore dall’inizio, che potrebbe anche registrare qualche pericoloso vuoto. In ogni caso l’occasione sarà propizia per discutere della situazione del partito, anche se all’ordine del giorno stilato dal segretario non risultano questioni di stretta attualità come la gestione della sanità, la coesistenza Oliverio-Scura e la grana delle nomine dei nuovi direttori delle Asp.