Da una media del 20% dopo la fondazione, pur con qualche picco, all’8% quasi cronicizzato, fino a toccare il fondo col 3,67% alle scorse amministrative di giugno. Il Partito democratico di Corigliano Rossano non solo è in continua caduta libera, ma da qualche giorno è sprofondato nel caos più assoluto, a causa di un malessere sotterraneo e diffuso che è sfociato con le dimissioni di ben 19 dirigenti sui 33 che compongono il direttivo. E lo hanno fatto inviando una lettera alla federazione di Cosenza con cui evidenziano che quelle deposizioni devono rappresentare un segnale chiaro affinché all’interno del partito si apra «finalmente» una discussione, anche post elettorale.
Troppi dissidi interni, troppi personalismi, troppi dirigenti candidatisi in liste diverse da quella dem, stanno trasformando il partito locale in un “partitino”, nonostante la presenza – con un seggio affidato all’eletto Giuseppe Candreva – in consiglio comunale.
Quello che pesa maggiormente, però, nell’economia delle dinamiche dem ioniche – già patologicamente frastagliate in mille rivoli – è stata la dicotomia creatasi in campagna elettorale col Pd spinto con la forza dai livelli superiori tra le braccia di Flavio Stasi, in un alveo di centrosinistra in cui il partito non era certamente leader, al cospetto delle formazioni civiche e degli stessi alleati, il M5S e Alleanza Verdi Sinistra che hanno ottenuto più consenso della lista dem ufficiale.

Già, “ufficiale”. Perché alle scorse elezioni comunali – è questo il grande vulnus – come accennato, alcuni dirigenti hanno preferito candidarsi altrove, mentre un’altra fetta di partito – seppur sotterraneamente – è andata a braccetto addirittura con la candidata di centrodestra, Pasqualina Straface, pur di non appoggiare Stasi. Il resto, si è dovuto turare il naso ed è riuscito a chiudere una lista “ufficiale” da appena 20 iscritti. Risultato? 3,67%.

I gravissimi problemi interni al Pd si erano palesati già prima, durante e dopo il congresso del 2022 che aveva eletto segretario Franco Madeo. Adesso, i 19 dirigenti dimissionari stanno staccando la spina al malato cronico.

Un caso… in sospeso

Dalla federazione cosentina confermano – nel frattempo – di aver ricevuto la lettera ma di non aver affrontato ancora il caso e attivato alcuna procedura. Proveranno ad attuare una politica di “raffreddamento” dell’ennesima vertenza dem di Corigliano Rossano, convocando una riunione del direttivo a breve giro di posta. Non si dovesse giungere a soluzione condivisa sarà nominato un commissario traghettatore fino a nuovo congresso.
Anche a Cosenza, così come nella segreteria regionale, però, sono perfettamente al corrente della situazione che sta vivendo il partito nella città ionica. Non ci saranno certamente processi perché non è questa la via giusta per allentare la tensione, ma di certo una defibrillata a quel malato serve. E toccherà a Nicola Irto e Vittorio Pecoraro farla.