L'ex ministro dell'Interno fa riferimento al processo che lo vede imputato, a Reggio Calabria, con l'accusa di aver favorito la latitanza dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena
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Non è mai apparso particolarmente colpito dalle indagini che lo toccavano direttamente e neppure per il noto affare dell'attico vista Colosseo donatogli "a sua insaputa", dunque non stupisce l’atteggiamento di Claudio Scajola, che con il 52,05% dei voti, da nuovo sindaco di Imperia, ha ribadito: «Non mi dimetterò mai qualunque sia il verdetto». E il verdetto in questione sarà l’epilogo del processo Breakfast, che lo vede imputato a Reggio Calabria con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena. Scajola, già primo cittadino di Imperia dal 1980 al 1982 e dal 1990 al 1995, ha scalzato il rivale Luca Lanteri.
L'ex ministro dell'Interno del governo Berlusconi, in uno degli ultimi incontri con gli elettori, incalzato dal giornalista, aveva risposto con estrema tranquillità sulla possibilità di un'epilogo negativo del processo in corso a Reggio Calabria. «Ho avuto diverse inchieste giudiziarie - ha dichiarato Scajola - Come è noto a tutti, sono finite nel nulla e più che nel nulla. L’imputazione che mi è stata contestata è tentativo di inosservanza della pena a favore dell’onorevole Matacena. Ho seguito tutte le udienze del processo salvo le ultime due, impegnato in maniera eccessiva in questa campagna elettorale. Ho sempre rispettato il lavoro della magistratura, non ho nessuna preoccupazione per questa vicenda. Se una cosa è nota è che io sia pignolo e attento, e se ho preso la decisione di candidarmi significa - ha sottolineato l'ex ministro - che finirò il mio mandato dei 5 anni, non ho nessuna preoccupazione per la prima sentenza perché eventualmente ci sarebbe la seconda e la terza. Rimarrò alla guida di questo Comune. Qualunque sarà la decisione in primo grado, nulla ha a che fare con la mia permanenza legittima a sindaco della città».