«In proiezione, sommando le varie aziende sanitarie, arriviamo a circa 2500/3000 unità». Sono numeri decisamente preoccupanti quelli snocciolati dal consigliere regionale Davide Tavernise, ormai da mesi impegnato in una battaglia per portare alla luce i medici “imboscati”, vale a dire il personale sanitario risultato inidoneo a lavorare in corsia.

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Finora ne sono stati accertati 343 nella sola Asp di Reggio Calabria. «Per correttezza va precisato che non stiamo parlando di soli medici ma di personale sanitario – puntualizza Tavernise -, quindi anche infermieri, oss e tecnici di laboratorio. Ma ciò non toglie che sia un dato allarmante: ai 343 di Reggio vanno aggiunti i 570 che ho trovato nelle altre aziende ospedaliere e in una parte delle aziende sanitarie di Crotone e Catanzaro».

Un dato che porta a 913 le unità imboscate, cifre altissime, ma che potrebbero rappresentare solo una parte del totale: «Nel sistema sanitario regionale abbiamo 20mila unità di personale – spiega il rappresentante dei cinquestelle -. In proiezione, sommando le varie aziende da cui non ho ricevuto i dati, arriviamo a circa 2500/3000 unità imboscate. Immaginate se, in un’azienda privata con 20mila dipendenti, 2500 non potessero svolgere, per esempio, i turni notturni: sarebbe un’azienda con un basso indice di produttività. Visto che Occhiuto ripete spesso che le aziende sanitarie vanno gestite dai manager come se fossero private, adesso deve tirare fuori un po’ di coraggio, così come ha fatto portando i medici cubani, e andare a scovare chi crea un disagio anche ai suoi stessi colleghi, costretti a sobbarcarsi anche doppi turni».

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Tavernise non spara nel mucchio, consapevole della correttezza di molte attestazioni, ma teme che si possano creare (e si siano create) situazioni compiacenti. Un problema risolvibile con una modifica alla legge sull’inidoneità, come chiede da oltre un anno, senza ottenere risposte:: «Non è accettabile che oggi questa venga data dal medico competente: ci si potrebbe trovare di fronte a un giudizio soggettivo da parte di un collega o amico dell’interessato. Se nel nostro sistema abbiamo persone inidonee a fare servizio notturno, reperibilità, emergenza-urgenza o non possono prendere pesi per un’ernia riscontrata quattro o cinque anni fa, allora è il caso di approfondire il problema e accertare l’effettiva fondatezza delle certificazioni».

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Per questi motivi, il prossimo passo del consigliere sarà una richiesta precisa al presidente Occhiuto: «Che l’inidoneità non sia più data dal medico competente e dalla struttura ospedaliera, ma da un ente terzo come l’Inps».