«Ci batteremo contro il Decreto Calabria, nessuno potrà fermare la lotta per la difesa del diritto di poterci curare nella nostra terra». È quanto ha affermato, in un videomessaggio, il presidente facente funzioni della Giunta regionale della Calabria, Nino Spirlì, in merito al nuovo provvedimento sulla sanità regionale deciso dal Consiglio dei ministri.

 

Il massimo rappresentante dell’esecutivo regionale ha anche reso nota la lettera che, lo scorso 13 settembre, la presidente Jole Santelli aveva scritto al premier Giuseppe Conte. Nella missiva, Santelli ribadiva la sua contrarietà al regime speciale per la sanità regionale e sottolineava gli effetti negativi di un commissariamento che «nega il diritto alla salute dei calabresi».

 

«Leggo questa lettera – ha spiegato Spirlì – nel giorno in cui il Governo approva il Decreto Calabria, che prevede non più una proroga, ma addirittura un ri-commissariamento della sanità, malgrado il fallimento del precedente e nonostante le interlocuzioni che ho avuto con i ministri Speranza e Boccia, con il commissario Arcuri e, nelle ultime ore, anche con il presidente Conte. Roma, purtroppo, è stata sorda anche in queste settimane di attento, fermo e ragionevole confronto».

 

«Noi – ha aggiunto il presidente ff della Giunta – non abbiamo lasciato niente al caso, niente nei silenzi dei cassetti di questo palazzo. Per la Calabria, per i miei corregionali, per la mia gente, ho imparato a parlare con la politica, con le istituzioni, nonostante giustificabili incertezze o dubbi sulla mia capacità di poter gestire le sorti della regione in questi mesi. Non avrei voluto essere qui così, però rispetto il volere del presidente Santelli, che mi ha incaricato di essere il suo vice. Farò di tutto perché in questi mesi il suo progetto possa raggiungere risultati, prima che arrivi la prossima amministrazione».

 

Dopo aver letto la lettera di Santelli a Conte, Spirlì ha evidenziato: «Jole non è stata ascoltata, noi non siamo stati ascoltati».

 

«Combatteremo fino all’ultimo minuto, combatteremo – ha detto ancora il presidente della Giunta – perché non vadano perduti il sogno, il progetto, le sante parole di chi per questa terra è morta lottando. Questo decreto diventerà legge, ma non ci potranno distogliere dalla lotta per difendere il diritto di poterci curare nella nostra terra e di poter decidere – assieme al Governo e non da sudditi – ciò che è giusto e ciò che non lo è».

 

«Spero – ha concluso Spirlì – che le polemiche di questi giorni possano finire e che la Calabria possa trovare una nuova unità. Uniti possiamo portare avanti una lotta condivisa nel nome di Jole e di tutte quelle persone che, in Calabria, non ce l’hanno fatta ma hanno comunque sperato».

 

Il testo integrale della lettera

Egregio presidente Conte, scrivo da una Regione in cui i diritti dei cittadini sono troppo spesso calpestati. La Calabria è una terra che ha tante potenzialità ma anche troppi, troppi problemi irrisolti. Il più importante dei diritti calpestati è quello alla Salute.

 

Siamo vittime da anni di un commissariamento governativo che, improntato esclusivamente a logiche meramente ragionieristiche, ha distrutto la Sanità calabrese. In questo le responsabilità politiche devono essere chiare e nette. Tutte le scelte sanitarie competono in Calabria al governo ed ai suoi commissari. Sono stata attenta ad evitare lo scontro istituzionale, non credo faccia bene a nessuno, ma chi decide di commissariare e di effettuare le scelte, poi deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità che ne conseguono.

 

La fase Covid è stata gestita dalla Regione in assoluta sintonia con il governo nazionale. Il nuovo piano sull’emergenza, invece, su richiesta dei commissari è stato predisposto dagli stessi senza alcun coinvolgimento della Regione, e varato dal Ministero competente. Il nuovo piano ribalta totalmente l’impostazione precedente e per quanto mi riguarda lo trovo di difficile attuazione. Nella riunione con il commissario Arcuri e i ministri Speranza e Boccia, il commissario Arcuri ha specificato che nelle Regioni in cui è presente il commissariamento ad acta la Regione non è soggetto attuatore.

 

Non m’interessa essere soggetto attuatore di un piano che non condivido, ma è necessario che i calabresi sappiano che il governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata. Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto.

 

La responsabilità verso i calabresi deve essere però chiara, se viene ridisegnata la rete oncologica sul tumore alla mammella e, nonostante le proteste della Regione si va avanti per una strada che, purtroppo,porterà a una nuova e pesante emigrazione sanitaria, se vengono bloccate le radioterapie per esigenze di budget, rendendo impossibile si calabresi di curarsi a casa propria e costringendoli ad andare fuori regione per terapie salvavita, i calabresi devono sapere che sono scelte effettuate dai commissari di governo, con la totale contrarietà della Regione.

 

Non credo che, presidente Conte, Lei sia al corrente di queste cose ma è mio obbligo morale e politico porle in evidenza. Noi calabresi abbiamo diritto ad una sanità da Paese civile, non m’interessa fare guerra contro il governo nazionale, ma non farò da parafulmine a scelte pesantemente penalizzanti per i miei concittadini. L’emergenza sanitaria ci ha insegnato che esiste un destino di comunità.

 

Nessuno si salva da solo. Non possono esserci divisioni strategiche e strumentali davanti a un diritto fondamentale come la salute. Io sono certa che vorrà ascoltarmi per trovare insieme una strada che faccia onore allo sforzo del Paese tutto di non lasciare indietro nessuno.