«Perdonali perchè non sanno quello che fanno». Usa una citazione biblica per rifuggire ogni commento ma, seppur lapidariamente, esprime il suo giudizio sulla "comunione di beni" che ha portato in Calabria alla felice coabitazione tra il presidente ff della Regione Calabria, Nino Spirlì, e il commissario ad acta, Guido Longo. Un unicum per la regione che vanta il triste primato del più lungo commissariamento del comparto sanità ma sulle lodi che il facente funzioni distribuisce copiose all'indirizzo del commissario ad acta, Elio D'Alessando, non ha dubbi e si appella ai testi sacri.

Le crepe

Non un antagonista, la sibillina censura arriva dall'interno dello stesso partito che Nino Spirlì e Elio D'Alessandro pur condividono: la Lega. Nominato nel marzo scorso dal commissario regionale, Giacomo Saccomanno, responsabile del dipartimento Sanità, Elio D'Alessandro, si professa "uomo libero" e in libertà critica la gestione sanitaria. Oggi retta dal commissario inviato da Roma ma benedetta in Calabria dal presidente a marchio Lega. «Tutti sappiamo bene come avvengono certe nomine e Guido Longo è arrivato seguendo le stesse traiettorie dei precedenti commissari. Messi in postazioni in cui la loro figura non può che essere sminuita perchè settori in cui non hanno alcuna competenza nè cognizione».

I "trombati" da Roma

Ma l'accusa supera il perimetro dei confini regionali e punta dritto a Roma: «Prima di esprimere giudizi, bisogna però condannare - prosegue ancora il responsabile sanità della Lega - chi è autore di queste nomine. Io vorrei chiedere al presidente Draghi se le condizioni della Calabria interessano a qualcuno oppure no. Perchè altrimenti non si spiegano le ragioni del perchè a gestire la sanità si manda solo gente in cerca di pennacchi o trombati politici che così ottengono di essere riciclati. Questo è il vero dramma».

Complicità politica

Per D'Alessandro la macchina sanitaria in Calabria sarebbe da riformare profondamente: «Al fianco del commissario Longo ci sono ancora oggi quei dirigenti che assieme ad altri politici del centrosinistra e del centrodestra hanno portato alla rovina della Calabria». E così arriva al cuore del problema: «Io sono un uomo libero e prioritaria per me è la salute dei calabresi. Poi se un comunista, un piddino o un fascista è capace di gestire la sanità io non critico a priori per l'area politica di provenienza ma lodo ciò che ha fatto». Riflessioni in controtendenza in una regione in cui la lottizzazione partitica non ha risparmiato neppure la salute: «Io non sono un politico - incalza ancora - ma un tecnico prestato alla politica e dico in qualità di tecnico che Zuccatelli è bravo».

A volte tornano

Il riferimento è all'ex commissario ad acta, Giuseppe Zuccatelli, costretto alle dimissioni dopo la diffusione di un video in cui dichiarava inutili le mascherine. Dichiarazioni di apprezzamento che fanno decisamente rumore se non altro perchè è notorio quanto il manager romagnolo sia inviso al presidente ff della Regione, Nino Spirlì. «Mi sento di dire solo che chi è causa del suo mal pianga se stesso - aggiunge ancora -. I calabresi devono aprire gli occhi e nelle urne non devono accontentarsi di una linguata di catrame davanti a casa o del condono della residenza a mare. Non ci accorgiamo che con quel voto di scambio per ottenere il posto di lavoro del figlio abbiamo svenduto la nostra vita».