La segreteria confederale dice che ancora c'è molta strada da fare per assicurare ai calabresi un'offerta sanitaria decente, fra nuovi ospedali mai terminati, quelli vecchi depotenziati e la carenza di risposte da parte del territorio. Focus anche su Alta velocità e Ponte sullo Stretto
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Il segretario generale della Cgil Gianfranco Trotta
La Cgil calabrese nutre diversi dubbi sull'annuncio del presidente della Regione e commissario ad acta Roberto Occhiuto sull'uscita dal piano di rientro della sanità calabrese. La fine del commissariamento, si legge in una nota del sindacato «non può suscitare particolare clamore o sollievo in chi conosce quanto le acque in cui naviga la sanità calabrese siano torbide e agitate».
A testimonianza di questa affermazione la Segreteria confederale della Cgil Calabria spiega che «la rete ospedaliera attuale è carente e depotenziata, gli ospedali di nuova costruzione chimere di cui non è dato sapere se vedremo mai il completamento. Mancano all'appello centinaia di medici di medicina generale, le guardie mediche scoperte sono innumerevoli , i bandi per le assunzioni stanno andando pressoché deserti, molte ambulanze sono demedicalizzate. Non si ha alcuna certezza del completamento delle Case della Salute finanziate con fondi del Pnrr e che dovrebbero essere operative entro il 31.12.2026. La prevenzione è diventata un privilegio e l'emigrazione sanitaria per molti è una scelta obbligata, come lo è rivolgersi alle strutture private all'interno di un sistema che sta andando nella direzione di una vera e propria privatizzazione del sistema sanitario. Il diritto alla salute? In Calabria non è esigibile e ci chiediamo: sono stati sanati i debiti e raggiunti gli standard minimi dei Lea?». Una bella domanda visto che non è sufficiente l'uscita formale dal Piano di Rientro per avere un'offerta sanitaria accettabile.
«Come Cgil – prosegue il sindacato – ribadiamo la mostra contrarietà e chiediamo il ritiro dell’ipotesi di emendamento presentata da Forza Italia in merito alla proroga per l’estensione del mandato al 31 dicembre del 2027 dei rettori delle Università con una facoltà di medicina situate nelle regioni interessate da piani di rientri sanitari negli ultimi tre anni. Si tratta – spiega il sindacato - di una vera e propria ingerenza della politica a cui, a nostro avviso, il rettore dell’Unical, che ha sempre tenuto a rimanere fuori da logiche di questa natura, non dovrebbe prestarsi. Si tratterebbe tra l’altro di non permettere alle componenti del mondo accademico (docenti, studenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo) di potersi esprimere nei tempi previsti dallo statuto attraverso il voto per l’elezione del nuovo rettore, facendo passare anche il messaggio che all’interno del corpo accademico dell’Unical non sarebbe possibile individuare un rettore in grado di concludere il percorso avviato. Noi non siamo di questo parere e vediamo in questa manovra una stortura democratica che va arginata ed un attentato alle autonomie delle università pubbliche».
Alta velocità e Ponte sullo Stretto
Il sindacato punta il dito anche sull’Alta Velocità: «Il futuro della nostra terra e la sua crescita in termini di investimenti e Pil, passa anche dall’A/V ma manca un miliardo di euro per il completamento del tratto fino a Praia a Mare, e per il resto del tracciato calabrese? Solo progetti di massima e studi di fattibilità e nessun finanziamento. Così come l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica che risulta non completamente finanziata fino a Melito Porto Salvo».
«È necessario – prosegue Cgil Calabria – che il Mezzogiorno ritorni nelle priorità dell’agenda politica e vengano individuati i fondi necessari alla conclusione dell’Alta Velocità, della 106 Ionica e dell’autostrada nei tratti non ammodernati. Chiediamo pertanto il definanziamento del Ponte sullo Stretto e che non venga mai costruito».