«I commissari erano stati nominati per riportare legalità, trasparenza e competenza nella gestione della sanità calabrese ma la vicenda, a dir poco paradossale, della mancata verifica, prevista dal decreto-legge 35/2019, sull'attività del commissario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza da parte dell'ufficio del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, ci riporta indietro nel tempo e alle vicende della Prima Repubblica». Così in una nota il consigliere regionale e comunale di Cosenza Carlo Guccione.

«Ieri finalmente - prosegue Guccione - dopo l’interrogazione da me presentata nei giorni scorsi, l’ufficio del commissario ha avviato la verifica sull’operato del commissario Giuseppina Panizzoli. Una decisione presa in ritardo a testimonianza che qualcosa nella sanità calabrese va ancora cambiata in maniera radicale visto che l’istituto del commissariamento non ha assolutamente prodotto quel salto di qualità che tutti si aspettavano, né in termini economici e finanziari, né per quanto riguarda il miglioramento dei Livelli essenziali di assistenza».  

«Dopo undici anni di commissariamento è arrivato il tempo di voltare pagina. Ci auguriamo che la verifica avviata dal commissario Cotticelli venga svolta con la dovuta serietà. I dati parlano chiaro: il mancato rispetto degli obiettivi sanitari e l'aumento dell’esposizione debitoria dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza rispetto al 2018, sono chiaramente fattori negativi emersi durante la gestione targata Panizzoli.

Le valutazioni negative del Ministero sull’operato dei commissari per l’attuazione del Piano di rientro in Calabria, dimostrano ancora una volta che è necessaria una svolta. Il ministro Speranza e il governo nazionale non possono restare a guardare e devono assumere iniziative forti a garantire la salute dei cittadini calabresi.

La vicenda Covid-19 in Calabria ha dimostrato come, soprattutto nelle fasi più difficili, nella catena di comando regna l’anarchia. Per fortuna la Calabria, così come altre regioni d’Italia, è stata risparmiata dall’ondata epidemiologica: il sistema ha retto perché i casi sono stati contenuti. Ma ora si stanno perdendo settimane importanti, il tempo avanza e non si lavora per colmare le lacune del nostro sistema sanitario, per attrezzare al meglio gli ospedali e potenziare l’assistenza sanitaria territoriale».