I due randagi filmati mentre si aggirano di notte tra i corridoi dell’ospedale di Lamezia hanno reso ancora più evidente la distanza che separa la Calabria dal suo riscatto. Intanto il governatore arruola “segnalatori” pagati per dirgli ciò che ogni cittadino potrebbe raccontargli gratuitamente
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Sanità calabrese? Mancu li cani. Anzi, no: i cani sì. Sono i due randagi che ieri sera hanno deciso di fare una ricognizione esplorativa nell’ospedale di Lamezia. Immortalati in un video poi rilanciato sui social, i "cani ospedalieri" sono diventati in poche ore star del web. Anche le testate nazionali hanno ripreso e pubblicato le immagini, mostrando a mezza Italia che la rivoluzione della sanità calabrese promessa da Roberto Occhiuto quasi un anno e mezzo fa, è tutt’altro che compiuta.
I medici continuano a mancare, i concorsi vanno a rilento, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono lontanissimi dagli standard richiesti e nemmeno i debiti si riescono a quantificare con matematica certezza. I tre nuovi ospedali - a Vibo, Corigliano Rossano e Palmi - attendono da decenni di essere costruiti (la “prima” e beffarda pietra di quello vibonese risale addirittura al 2004), ma ogni mese qualcuno, in nome e per conto della Regione, assicura che è la volta buona.
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Intanto, però, anche i lavori di quello in fase più avanzata di costruzione, il nuovo ospedale della Sibaritide, si sono fermati perché non ci sono più soldi a causa dei prezzi delle materie prime lievitati. In totale, i tre nuovi nosocomi, ancora confinati nella realtà virtuale dei rendering, dovrebbero garantire mille posti letto, per un investimento complessivo di circa mezzo miliardo di euro, risolvendo una carenza infrastrutturale alla quale i calabresi si sono così abituati che ormai la sopportano con lo stesso stoicismo di Giobbe. Chi può permetterselo si fa curare altrove, chi non può incrocia le dita e si affida ai santi del Paradiso.
In un contesto costellato di crateri, ogni piccolo passo in avanti ti fa sembrare Neil Armstrong che calca per la prima volta il suolo lunare. Dunque ha gioco facile il governatore a dire che ha «raccolto una sanità in macerie» e su quelle sta lavorando per ricostruire. Ma è passato un anno e mezzo da quando si è insediato, rivendicando e ottenendo la guida del settore che negli ultimi 12 anni è stato sempre governato da commissari straordinari inviati da Roma.
Un anno e mezzo nel corso del quale si è visto ben poco in termini di risultati percepibili da chi, purtroppo, è costretto a ricorrere alla sanità pubblica in Calabria. A poco servono i pannicelli caldi come Sanibook, una sorta di sfogatoio online che consente di segnalare, anche anonimamente, disservizi e criticità.
Allo stesso modo, lasciano perplessi i “rilevatori del grado di umanizzazione dei servizi sanitari”: 240 laureati (in qualunque disciplina, non serve essere un esperto di sanità) arruolati dalla Regione per andare in giro negli ospedali per un paio di mesi a vedere cosa funziona e cosa no. Un milione di euro il costo dell’operazione, con tanto di concorso “per titoli ed esami”. A proposito, chi è interessato farebbe bene ad affrettarsi perché il termine ultimo, l’8 giugno, sta per scadere e in palio ci sono circa 3.700 euro per 30 giorni di lavoro effettivi, quante sono le giornate massime previste: troppo poche perché dopo possano definirsi nuovi precari della Pa calabrese.
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In una Regione dove la Sanità cade a pezzi da decenni e ogni singolo abitante sopra i 6 anni è purtroppo già consapevole di tutte le principali criticità del settore, sfugge l’utilità di un esercito di segnalatori professionisti che drenano un altro milione di euro, quando in giro ci sono intere generazioni di “volontari”, cittadini incappati loro malgrado nell’inefficienza del sistema, che non aspettano altro che di essere finalmente ascoltati. Ma tant’è, a Occhiuto la cosa piace tanto e l’ha promossa con orgoglio sui social.
Considerato il disastro complessivo di partenza, è comunque troppo presto per tirare le somme sul lavoro del governatore per rimettere in piedi la Sanità calabrese, giudizio che spetterà soprattutto agli elettori quando si tornerà alle urne. Ma per adesso la differenza con prima non si avverte. In più ora ci sono i cani randagi nell’ospedale di Lamezia a ricordare a noi e al resto d’Italia che la nottata, da queste parti, non è ancora passata.