Più che un “processo” al presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, la sfiducia al premier promossa dalla Lega si sta rivelando un vero e proprio boomerang per Matteo Salvini, messo continuamente sotto accusa nei diversi interventi che si stanno susseguendo nell’aula del Senato.
Durissime le parole di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che ha fatto leva sullo scarso impegno che il ministro dell’Interno avrebbe dimostrato nella lotta alle mafie.
«In terra di Calabria - ha detto Morra, di origine cosentina - ostentare il rosario, votarsi alla Vergine come fanno gli ‘ndranghetisti della Locride con la Madonna di Polsi, significa mandare messaggi in codice ad alcune forze criminali che, soprattutto certi uomini di Stato, e un ministro dell’Interno in particolate, devono combattere. Ma sicuramente Salvini l’ha fatto per ignoranza, perché non conosce il fenomeno».
Morra ha poi rimproverato a quello che ormai è l’ex inquilino del Viminale di non aver mai risposto alle richieste di audizione della Commissione parlamentare antimafia.


«Il giorno di Natale – ha ricordato il senatore calabrese - questo Paese è stato funestato da un omicidio a Pesaro, quello di Marcello Bruzzese (fratello di un collaboratore di giustizia, ndr). Il 23 dicembre avevo mandato precisi segnali al ministro per organizzare un’audizione al fine di sapere come Parlamento e Governo volessero contrastare un fenomeno che sta prendendo sempre più piede in tante parti d’Italia. Ho sollecitato il ministro per vie formali e informali, chiedendo anche ai colleghi della Lega di farsi latori del messaggio. Il messaggio è stato recapitato ma non ha avuto risposta.  Una scorrettezza istituzionale. Oltre che istituzioni noi siamo persone, dunque anche una mancanza di educazione». 

Uno sgarbo che per Morra si è tramutato più recentemente in una vera e propria presa in giro. «Il 7 agosto - ha continuato - ho chiesto nuovamente Salvini quando sarebbe venuto in Commissione, perché se sei il ministro dell’Interno hai il dovere di dire cosa hai intenzione di fare e cosa hai messo in cantiere per combattere camorra, mafia e ‘ndrangheta. Salvini mi ha detto di non preoccuparmi, che sarebbe venuto a riferire prima possibile. E poi il giorno dopo, l’8 agosto, ha aperto la crisi. Mi sono sentito preso per i fondelli. E un ministro della repubblica non può prendere per i fondelli il Parlamento e i cittadini italiani».


Infine la stoccata conclusiva: «Lei - ha chiuso rivolgendosi al leader della Lega - ha avuto paura di venire in commissione Antimafia perché non ha idea di come si combattono le mafie. Sui social dice che le mafie si combattono impedendo lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione… fosse solo questo. Le mafie si avvalgono di menti raffinatissime che forse non sono alla sua altezza. Le mafie usano le criptovalute, sono monopolisti del mercato della cocaina, ma se il ministro dell’Interno non riesce neanche a comprendere quanto sia fondamentale intervenire sul diritto bancario, sul diritto fallimentare vuol dire che non ha idea di come si combatte la mafia».