VIDEO | La polemica su Lamezia mette in evidenza le lacerazioni tra le diverse aree del Carroccio. Sofo attacca il partito e Invernizzi. E l'ex vicepremier ora deve ricucire
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Volano stracci verdi. E Salvini è parecchio «infuriato» per come vanno le cose in Calabria.
Tensioni e lacerazioni pre-elettorali non sono appannaggio esclusivo dei partiti antisovranisti. La Lega calabrese dimostra infatti che i sondaggi favorevoli non bastano a placare polemiche e incomprensioni, né facilitano il radicamento di un partito che, fino a pochi anni fa, al Sud era praticamente inesistente.
Il punto è che il Carroccio, a differenza, ad esempio, del Pd – dove il dibattito interno avviene in modo anche eccessivamente pubblico – nasconde bene le sue magagne. E in Calabria ce ne sono pure troppe.
Il caso Lamezia
Che tra i leghisti regionali non fosse tutto rose e fiori lo si era capito da tempo, ma ieri anche i più scettici hanno avuto la loro prova inconfutabile.
Vincenzo Sofo – 33 anni, prossimo eurodeputato (una volta ultimata la Brexit), considerato uno degli ideologi della Lega sovranista – ieri ha gettato la maschera e attaccato frontalmente (e pubblicamente: su Facebook) il suo stesso partito, responsabile di aver detto sì a Ruggero Pegna quale candidato sindaco di Lamezia.
«Credo che la Lega calabrese debba rivedere la decisione», ha scritto il fondatore del blog “Il Talebano”, convinto che «sostenere chi si è schierato pubblicamente in favore delle provocazioni delle ong e del modello-Riace di Mimmo Lucano, definendo Salvini un "bullo spocchioso", sarebbe un tradimento al nostro leader e ai nostri sostenitori».
Ma il messaggio più sottile e politicamente rilevante è in coda: «Alle Europee 165mila calabresi ci hanno votato implorandoci di portare anche in questa terra il cambiamento per il quale si batte Salvini in Italia. E noi dobbiamo offrire loro una classe politica nuova, che abbia la volontà e la capacità di battersi per esso».
Sofo, con un solo post, ha cercato di fotografare lo stato del Carroccio calabrese, nonché di offrire una breve e criptica antologia dei suoi rapporti con gli altri due leghisti di spicco della regione, il commissario Cristian Invernizzi e il deputato Domenico Furgiuele. «Quel post – commenta un leghista bene informato – è la spia di un malessere più grande, di una convivenza critica con Furgiuele e Invernizzi».
L'affondo
E infatti è del tutto evidente che l'affondo di Sofo colpisca in via principale il parlamentare lametino, il cui placet è stato fondamentale per l'avallo della candidatura di Pegna.
Ma il fidanzato di Marion Le Pen, nipote della leader del Front National, ha sottolineato anche la necessità di portare il cambiamento invocato da Salvini e di offrire alla Calabria una nuova classe dirigente.
Significa che tutto questo, a suo parere, non c'è ancora; e non è difficile intravedere in questo secondo passaggio una stilettata velenosa a Invernizzi. Il commissario, malgrado di recente abbia nominato i coordinatori organizzativi delle varie province, è ritenuto dai leghisti vicini a Sofo «un commissario che non agisce da commissario», e che in molti mesi di mandato avrebbe fatto «poco o niente per organizzare il partito calabrese».
Insomma, tra Invernizzi e i supporter del giovane milanese (figlio di genitori calabresi) è gelo. «Salvini – commentano dall'entourage di Sofo – vuole una Calabria nuova, ma i suoi generali sul territorio, evidentemente, no».
Le regionali
A dividere il futuro europarlamentare dal resto del partito sarebbe poi la diversa prospettiva sulle prossime elezioni regionali. La Lega – così come emerso anche nel corso dell'ultimo vertice tra Salvini, Berlusconi e Meloni – avrebbe deciso di non reclamare la presidenza della Calabria per concentrarsi su altre regioni ritenute più strategiche, tra cui l'Emilia Romagna. Una tattica che non piacerebbe affatto all'area Sofo, che continua a spingere per la candidatura dell'ex presidente di Coldiretti Pietro Molinaro. «Ma su di lui – rileva un salvianiano della prima ora – Invernizzi e Furgiuele hanno fatto cadere un silenzio tombale».
Salvini infuriato
La Calabria potrebbe insomma diventare un caso politico da non sottovalutare. Soprattutto ora, quando mancano pochi mesi alle Regionali, un test che – al pari di quello in Umbria – l'ex vicepremier Salvini non può permettersi di fallire.
La polemica sorta attorno alla candidatura di Lamezia ha fatto dunque emergere il problema in tutta la sua portata, con Salvini che avrebbe confessato ai suoi più stretti collaboratori di essere «infuriato» per come stanno andando le cose in Calabria e per le incomprensioni che rischiano di spaccare la Lega.
Volano, gli stracci volano, ma il “capitano” ha bisogno di ricucire al più presto.