I capigruppo di maggioranza danno forfait al banchetto organizzato per decidere sulle modifiche allo Statuto. Giannetta e Cedolia delusi (ASCOLTA L'AUDIO)
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La cena per farli... sottosegretari è infine stata annullata. Lunedì scorso, alle 21, i capigruppo di maggioranza e i presidenti di Giunta e Consiglio regionale, Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso, si sarebbero dovuti attovagliare in un noto hotel-ristorante di Lamezia Terme. Tra un piatto di tortellacci ai crostacei e un risotto al tartufo estivo, i big del centrodestra, sorseggiando buon vino calabrese, avrebbero dovuto sciogliere le riserve e decidere una volta per tutte il destino di altri due commensali rimasti senza poltrone né strapuntini istituzionali.
Il banchetto informale, così speravano gli organizzatori, si sarebbe dovuto concludere con un bel pò di pacche sulle spalle e al suono del tintinnio dei calici di champagne, con tanto di brindisi finale. In onore di chi? Dei due nuovi sottosegretari della Regione Calabria, cioè i commensali senza poltrona di cui sopra. Cin cin, evviva.
Invece, no: la cena è stata disdetta quasi all'ultimo minuto. Addio ai tortellacci, ai tintinnii, al brindisi.
E così, a tavola mai apparecchiata, dosando bene le parole, si può dire che nel menu della Regione non sarà inserita – ma chi può davvero dire fino a quando? – la figura del sottosegretario, già abolita nella legislatura guidata da Mario Oliverio.
L'idea e la proposta
Eppure, a Palazzo Campanella, ormai da diverse settimane, circolava l'idea – che era molto più di un'idea – di ritoccare lo Statuto della Regione per aumentare i posti di sottogoverno e, quindi, i relativi costi della politica.
Circolavano pure indiscrezioni, confermate da più parti, su chi quelle due poltrone le avrebbe poi effettivamente occupate: l'ex consigliere regionale di Fi Domenico Giannetta e il già vice commissario dell'Udc Flavio Cedolia.
Sarebbero stati proprio loro due – si dice già dall'inizio di quest'anno – a sondare la disponibilità dei capigruppo a modificare lo Statuto.
Secondo diversi racconti, tutti peraltro coincidenti, l'intera operazione si sarebbe dovuta articolare attraverso una proposta di legge, firmata dai vari Giovanni Arruzzolo (Fi), Giuseppe Neri (Fdi), Simona Loizzo (Lega), Francesco De Nisi (Coraggio Italia), Giuseppe Graziano (Udc) e Giacomo Crinò (Forza azzurri), da approvare poi in Aula, verosimilmente con i soli voti del centrodestra.
Nessun consigliere, lungo questa via, si sarebbe così esposto in prima persona rispetto a un provvedimento molto impopolare, un ingrediente altamente indigesto per l'opinione pubblica.
A dare forza all'intera operazione sarebbe stato l'imprimatur, tutto da dimostrare, dello stesso Occhiuto all'eventuale azione dei capigruppo. Secondo alcune interpretazioni ricorrenti, infatti, il governatore avrebbe alimentato – o almeno non ostacolato – le speranze di Giannetta e Cedolia, pur senza mai contattare o dare indicazioni ad alcun capogruppo o consigliere. Sono più che altro voci, supposizioni che non possono essere riscontrate. E dunque Occhiuto potrebbe benissimo non avere avuto alcun ruolo in questa vicenda.
L'interessamento di Loizzo
Dalle stanze dei bottoni filtra comunque una versione precisa dei fatti avvenuti in Consiglio: a caldeggiare più di altri la causa di Giannetta e Cedolia sarebbe stata la leghista Loizzo. La consigliera cosentina, malgrado i tentativi malriusciti di smentire il retroscena già pubblicato da Lacnews24 («mai esistita una mia iniziativa istituzionale o politica, di questo genere»), ai primi di aprile si sarebbe presentata nell'anticamera della Conferenza dei capigruppo con sottobraccio la proposta di legge sui sottosegretari già bella e scritta.
Il confronto preventivo, avviato a margine dei lavori, avrebbe tuttavia fatto emergere le forti perplessità della gran parte degli esponenti del centrodestra. Preso atto delle resistenze, difficilmente superabili, Loizzo avrebbe perciò deciso di non andare avanti e di non proporre la discussione in Conferenza.
Giannetta e Cedolia
Sembrava, quindi, un discorso chiuso. Ma Giannetta e Cedolia non si sarebbero rassegnati, almeno fino a lunedì scorso. L'ex consigliere forzista, con ogni probabilità, sentiva di avere più di una ragione per insistere. Dopo aver rinunciato al Parlamento a favore di un seggio in Consiglio nella scorsa legislatura, chiusa anzitempo per la morte della presidente Jole Santelli, Giannetta si è ricandidato alle elezioni 2021, rimanendo fuori da Palazzo Campanella malgrado una performance personale da 10mila voti. Logico che adesso, come ripete più di un esponente della maggioranza, cerchi una sorta di «compensazione politica».
Discorso che varrebbe anche per Cedolia, che ha lavorato alla formazione delle liste udc alle ultime Regionali, seppur con risultati meno esaltanti rispetto alla precedente tornata, quando lo Scudocrociato riuscì a ottenere 53mila voti e a eleggere due consiglieri. A ottobre è invece scattato un solo seggio, con il secondo fagocitato dal resto della coalizione.
Quali che siano le ragioni, le ambizioni e perfino le rivendicazioni dei due sottosegretari in pectore, i capigruppo, Loizzo inclusa, si sono via via sfilati.
Uno di loro analizza le possibilità che, a questo punto, sono sul piatto: «O Giannetta e Cedolia sono stati presi in giro da qualcuno, oppure questo no servirà loro per maturare altro credito per il futuro». Si vedrà. Quel che è certo è che lunedì, dopo una serie di chiamate incrociate, i convitati hanno deciso di dare forfait all'appuntamento lametino. Pare che a comunicare la decisione sia stato il forzista Arruzzolo: «Non c'è l'accordo, non verremo». Champagne in frigo (per ora).