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Analizzando il proliferare di liste civiche nei Comuni di ridotte dimensioni, la Bindi ha evidenziato come le stesse spesso abbiano il compito di mascherare operazioni di trasformismo, magari coprendo operazioni poco chiare. La Bindi, nell’esemplificare, ha tirato nuovamente in ballo la Calabria e il Comune di Platì, ormai il più chiacchierato della campagna elettorale.
“Il problema delle liste civiche è che i grandi partiti non mettono la faccia sulle situazioni preoccupanti del paese. Penso a casi come quello di Platì, in Calabria. Là dove le mafie sono radicate sul territorio, i partiti devono tornare a essere presenti come comunità vera. Il nostro lavoro dimostra che le liste civiche sono utilizzate talvolta per nascondere casi di trasformismo".
Se pensiamo alle rocambolesche modalità con le quali Anna Rita Leonardi ha abbandonato la corsa a sindaco dopo un anno di campagna elettorale e le tormentata vicenda relativa all’apertura del circolo democrat del Comune aspromontano, non pare un’eresia affermare che per la Bindi il Pd ha sbagliato doppiamente a non metterci la faccia a Platì.
Saranno fischiate le orecchie anche al segretario regionale Magorno che aveva provato ad accendere i riflettori sul Comune all’indomani dell’ennesimo commissariamento, annunciando di essere disponibile ad una candidatura in prima persona. Seguirono convegni, talk show, nani e ballerine fino ad arrivare alla decisione della Leonardi, benedetta dall’entourage di Renzi.
Poi nuovamente il nulla. Neanche particolari chiarimenti all’opinione pubblica sui motivi che hanno spinto il Pd ad un balletto assai arduo proprio in uno dei territori più difficili da amministrare. La Bindi adesso chiude il cerchio con un’accusa che sembra rivolta direttamente al suo partito di appartenenza.
Riccardo Tripepi