Alla fine Marco Minniti, l’ospite annunciato e atteso nella serata, non si è presentato. Al dibattito intorno al partito comunista calabrese degli anni ’80, sviluppatosi dalla presentazione a Roccella Jonica del libro di Enzo Ciconte, l’ex ministro ha disertato, confermando quell’autoesilio dai fatti della regione che è la sua bandiera da due anni.

 

Neanche la memoria degli snodi tragici che il parlamentare eletto in Campania ha vissuto da giovane dirigente di partito in quegli anni, lo ha destato; nell’analisi sugli omicidi di Giuseppe valarioti e Giannino Losardo, al centro della ricerca storica effettuata da Ciconte, è dunque mancata la testimonianza dell’ex potente della sinistra calabrese, la cui defezione ha destato sorpresa e delusione, visto che fino all’ultimo momento – tra servizio d’ordine dai numeri consistenti e vecchi compagni di partito arrivati all’anfiteatro per lui - tutto lasciava immaginare che ci sarebbe stato.

 

La conversazione, moderata dal giornalista Gianfranco Manfredi, ha registrato la partecipazione del prete di Libera don Pino Demasi, del procuratore capo di palmi, Ottavio Sferlazza, dello scrittore Gioacchino Criaco, mentre dal pubblico ha preso la parola il magistrato Carlo Macrì.

 

Ne è nata una discussione intorno ai temi del garantismo e delle “colpe” della magistratura del tempo, che secondo l’autore del libro – rispetto ai due delitti rimasti impuniti – dimostrò di non essere all’altezza. Altro tema focalizzato nel dibattito inserito in una 3 giorni organizzata dall’amministrazione guidata da Vittorio Zito, è stato il disimpegno dei partiti – settori della Dc e del Psi, secondo Ciconte – rispetto ad una lotta che invece vide «massicciamente impegnato il Pci, colpito dagli omicidi dei due dirigenti».