INTERVISTA | L'ex governatore si candida a riscrivere l'agenda politica per il rilancio della Calabria dall'inedita postazione di presidente di una fondazione. E punta l'indice sul vuoto dibattimentale e programmatico in seno ai Democrat: «Una sofferenza assistere alla deriva del partito»
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Guai a parlare di ritorno di Mario Oliverio nell'agone della politica. Perché in realtà, come da egli stesso sottolineato, l'ex presidente della Regione non se n'è mai andato.
Osservatore silenzioso
È rimasto in silenzio ad osservare, con sofferenza, quella che definisce «la progressiva desertificazione del rapporto tra il centrosinistra ed i cittadini. Non sono animato da sentimenti di rivalsa né da velleità di candidature, neppure per interposta persona» afferma, sgombrando subito il campo da ogni possibile fraintendimento. «Sono invece spinto - precisa Oliverio - dall'assillo di riaffermare il riscatto della Calabria, contro la rassegnazione».
Guiderà una Fondazione
Con l'obiettivo di riportare la Calabria e, più in generale, il Sud al centro delle scelte strategiche del Paese, l'ex governatore si è posto al timone della Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo. «Perché - dice - la politica si può fare anche senza ricoprire postazioni di potere». Da settembre partiranno una serie di tavoli di approfondimento su svariate questioni, con esperti in grado di disegnare una nuova agenda delle priorità.
Occasione irripetibile
Anche in rapporto all'impatto che la pandemia ha avuto sulla vita quotidiana, scompaginando il quadro socio economico complessivo. «La bussola è la mia terra - dice - E con l'Europa pronta a slacciare i cordoni della borsa c'è l'occasione irripetibile di avviare un percorso virtuoso sotto ogni punto di vista».
Le vicende politiche
Ma l'attenzione dei cronisti, nel corso della conferenza stampa organizzata a Rende in diretta sui social, e coordinata da Donata Marrazzo, si è ben presto spostata sui tempestosi rapporti tra Oliverio ed il Pd. Con i vertici del partito nessun contatto addirittura dallo scorso mese di dicembre. Da Zingaretti a Graziano, la sensazione è che la figura ingombrante di Oliverio sia stata volutamente messa da parte: «Nessuno ha il potere di accantonare chicchesia» replica stizzito l'ex parlamentare.
Il vuoto che avanza
«La verità - aggiunge - è che in questa fase si registra un vuoto nel centrosinistra. Qualcuno ha inteso male il significato della parola rinnovamento. Io credo debba rappresentare una iniezione di energie fresche. Se invece viene usata come scusa per attuare una mera operazione sostitutiva, è inevitabile che poi conduca ad un rinsecchimento, ad un allontanamento, ad un distanziamento dalle aspettative dei cittadini. Nel frattempo il patrimonio del centrosinista in Calabria, costruito mattone dopo mattone con anni di sacrifici, rischia di disperdersi».
Pippo Callipo? No comment
All'indomani delle dimissioni di Pippo Callipo sarebbe stato facile sparare sulla Crocerossa. Oliverio invece si trincera dietro un no comment, limitandosi a ribadire di «avere rispetto delle decisioni altrui». E sull'esperienza della Santelli non si pronuncia: «Troppo presto per i bilanci». A tratti rispolvera gli atavici limiti di questa regione, parlando della necessità di avviare un percorso virtuoso di rilancio, forse dimenticando che a guidare la regione, fino all'altro ieri, c'era proprio lui.
Ricomporre le fratture
Alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, il centrosinistra continua a presentare una certa frammentarietà. Ma la ricetta per unire le diverse anime, in tasca, non ce l'ha neppure Oliverio: «Sicuramente bisogna creare un nuovo clima - chiosa - e ci vuole rispetto». La parola rispetto la ripete tre volte. Quindi, avventurandosi nella citazione di una locuzione latina cum granu salis inconsapevolmente si candida a riannodare le fila della coalizione.