Nel marzo scorso partecipò senza successo a un bando europeo per l’ammodernamento degli acquedotti da 104 milioni di euro. Adesso la storia si ripete con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Pd attacca Occhiuto: «La sua riforma ha fallito, riferisca in Consiglio» (ASCOLTO L'AUDIO)
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Nel 2020 l’Istat rilevava che la Calabria è la regione «con la quota più elevata di famiglie (31,2%) che lamentano l’inefficienza del servizio idrico». Una constatazione che i calabresi considerano quasi scontata visto che la nostra regione è l’unica in Italia a non aver applicato la legge Galli e spezzettato il servizio idrico in più rami, ognuno gestito da soggetti diversi. Da anni si cerca di arrivare a un gestore unico del servizio che si occupi di tutto il ciclo dell’acqua dalla fonte alla depurazione.
Il primo tentativo venne fatto attraverso l’Aic (Autorità idrica calabrese) l’organo di governo del settore, composto dai sindaci, che avrebbe dovuto individuare un gestore pubblico. L’Aic aveva avviato la costituzione di Calabria Acque, allargando ad altri sindaci la compagine sociale di Cosenza Acque. Per garantire la liquidità necessaria a rendere operativa la società, l’Aic aveva partecipato al bando React Eu che metteva sul piatto 250 milioni per migliorare le reti idriche del Mezzogiorno. L’autorità calabrese aveva presentato un progetto complessivo di 104 milioni. Il 7 marzo, però, il governo bocciava la proposta e la Calabria restava unica regione meridionale a non aver accesso ai finanziamenti.
Occhiuto la prese malissimo. «Sono molto deluso dall’Autorità idrica. A suo tempo, senza grande entusiasmo, – disse Occhiuto – accettai l’idea del sindaco Manna, che voleva costituire come soggetto gestore del sistema idrico Cosenza Acque: lo feci perché era condizione essenziale per partecipare al bando React-Eu. L’incapacità organizzativa dell’Autorità idrica ha, invece, fatto perdere 104 milioni di euro alla nostra Regione. Li recupereremo nei prossimi bandi Pnrr, ma è evidente che bisogna cambiare profondamente la governance del sistema idrico».
Da lì è nato tutto il percorso che dovrebbe portare alla multiutility acqua e rifiuti. Il problema è che la storia si è ripetuta. Anche in questo caso l’Arrical, che è il nuovo soggetto che deve dare le linee di indirizzo al settore, ha partecipato al bando del Governo sulle reti idriche. Questa volta l’importo era inferiore. 34 milioni di euro. Ma anche in questo caso il progetto è stato dichiarato ammissibile ma non è stato finanziato. Del resto nella graduatoria ci siamo piazzati malissimo. Il punteggio tecnico assegnato al progetto della Calabria è stato valutata 14 punti. Il primo in classifica ne ha 32,80 e l’ultimo che ha ottenuto il finanziamento è arrivato a 29 punti. Insomma siamo lontanissimi dalla sola ipotesi di avere finanziamenti. D’altronde se si legge la graduatoria si scopre che la Calabria è l’ultima regione italiana in questa graduatoria, dopo di lei troviamo solo comuni.
Quanto basta per far gridare al fallimento il gruppo regionale del Pd che molto aveva polemizzato con Occhiuto in occasione della perdita della prima tranche di finanziamenti. «Ancora una volta la Calabria si trova esclusa dai finanziamenti del Pnrr. Il decreto ministeriale che ha passato in rassegna i progetti predisposti dalle Regioni in ordine alla linea di finanziamento M2C4-I4.2 relativo alla “Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione il monitoraggio delle reti”, ha escluso la nostra Regione», denunciano i dem.
«Il progetto elaborato dall’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria che prevedeva “gli interventi per l’efficienza delle reti di distribuzione idrica dei Comuni della Calabria di terza fascia di grandezza (6-10mila abitanti) per un importo complessivo pari ad Euro 32.897.844,74” – scrivono ancora i consiglieri dem - è stato ammesso, ma non finanziato per mancanza di fondi. Si tratta della seconda battuta d’arresto per il comparto, in quanto la prima volta la Calabria era stata esclusa per una questione burocratica attinente alla mancanza di alcuni documenti da allegare alla proposta.
Adesso la domanda proposta da Arrical è stata ammessa, ma non finanziata e ha ottenuto un punteggio molto basso (14), a dimostrazione di una palese incapacità progettuale. Il risultato, dunque, è lo stesso e a pagarne il prezzo saranno i cittadini calabresi che continueranno a patire i disservizi idrici nei Comuni di appartenenza che non avranno la possibilità di realizzare gli interventi previsti».
«L’annunciata rivoluzione nel settore, con la creazione frettolosa della nuova Autorità di gestione – afferma il gruppo del Pd – evidentemente non ha portato ai risultati sperati: la Regione continua ad essere esclusa dai finanziamenti europei che erano indispensabili per cominciare a rendere efficiente la rete idrica. Il presidente Roberto Occhiuto e la sua giunta facciano chiarezza su quanto avvenuto e spieghino al Consiglio regionale come si intende porre rimedio. In ogni caso – conclude la nota – una maggiore concertazione e un maggiore confronto, anche e soprattutto con gli amministratori locali, è un punto dal quale non si può prescindere se davvero si vuole dare una speranza di sviluppo alla Calabria. Il presidente Occhiuto rifletta e inizi finalmente a capire che il decisionismo non serve se non si ha la capacità e l’umiltà di fare sistema. Lo diciamo per il suo bene, ma soprattutto avendo rispetto dei calabresi che aspettano risposte ai loro atavici problemi».
Al di là della polemica politica resta il problema, grande come un macigno, di trovare le risorse necessarie per garantire al futuro soggetto gestore, che il commissario dell’Arrical Bruno Gualtieri ha individuato in Sorical, a rendere immediatamente operativa la società.