Tutto fermo in Consiglio regionale. O quasi. La maggioranza di centrosinistra che sembrava pronta a saltare dopo l’ennesima (la settima su otto sedute) riunione di Consiglio regionale in cui non era riuscita a tenere il numero legale prova a serrare le fila. Così come si è bloccato per un po’ il progetto di  Mario  Oliverio che sembrava pronto quasi ad annunciare la realizzazione di una grande coalizione realizzata su un nuovo civismo.

 

Le vicende di politica nazionale hanno preso il sopravvento. Si teme per possibili politiche antimeridionali del governo Lega-Cinque Stelle e si inizia a dubitare sulla sua seduta. L’ennesima sberla rimediata dal Pd ai ballottaggi ha imposto una riduzione della litigiosità interna e il partito calabrese è praticamente entrato in stand-by in attesa dell’Assemblea nazionale del prossimo 7 luglio. Perfino i più guerrafondai come Carlo Guccione e Enzo Ciconte, almeno per il momento, hanno sospeso l’ipotesi di uscire dal gruppo del Pd per formarne uno autonomo. Un primo passo verso la resa dei conti con il governatore Oliverio che potrebbe arrivare nel momento in cui il gruppo dei malpancisti dovese decidere per lo strappo. Tra i consiglieri più critici, oltre Guccione e Cionte, ci sono anche Tonino Scalzo, Mimmetto Battaglia e Giuseppe Giudiceandrea.

 

Anche il centrodestra si trova a vivere una situazione analoga. La riorganizzazione che Silvio Berlusconi vuole fare all’interno di Forza Italia procede a rilento anche in relazione ai continui mutamenti dello scenario nazionale. Anche in questo caso, dunque, i dissidenti azzurri sul territorio calabrese hanno rinfoderato l’ascia di guerra in attesa di tempi migliori.

Se ne è avuto plastica dimostrazione in occasione della riunione della Conferenza dei capigruppo che ha programmato la calendarizzazione dei lavori per il mese di luglio. La massima Assemblea elettiva calabrese tornerà a riunirsi il prossimo 13 luglio per approvare la surroga di Giuseppe Mangialavori eletto al Senato con Claudio Parente. Niente da fare per le pretese di Gianpaolo Chiappetta. Il suo ricorso è stato esaminato anche dall’Ufficio di presidenza e dalla Conferenza dei capigruppo che hanno avallato la decisione degli uffici e quindi per l’ingresso di Parente. A Chiappetta non rimane altro che rivolgersi alla Magistratura ordinaria. All’ordine del giorno anche il rendiconto del Consiglio, documento contabile di fondamentale importanza per il proseguo dell’attività di palazzo Campanella. La maggioranza, in questo caso, sembra avere l’intenzione di mantenere i ranghi compatti e rimandare la resa dei conti almeno di qualche settimana.