Il presidente affronta il tema in un'intervista a Libero: «Siccome per il funzionamento occorre la piastra a freddo, che serve anche a surgelare i prodotti, la Calabria potrebbe allocare qui un grande distretto dell'agroindustria»
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Il rigassificatore di Gioia Tauro «ha tutte le autorizzazioni valide, sarebbe realizzato con le risorse di Iren e di Sorgenia, avrebbe una capacità di 16 miliardi di metri cubi, più della metà di quanto importavamo dalla Russia». Il presidente della Regione Roberto Occhiuto torna sul tema dell’impianto che dovrebbe sorgere nella città della Piana in un’intervista al quotidiano “Libero”.
«Peraltro – continua –, siccome per rigassificare occorre la piastra del freddo, che serve anche a surgelare i prodotti, la Calabria potrebbe allocare, nell'area prospicente il primo porto d'Italia, Gioia Tauro, un grande distretto dell'agroindustria. Per surgelare, oltre ai nostri, anche prodotti della Sicilia e della Campania».
E aggiunge: «Trovo assai singolare che un investimento del genere non venga considerato strategico, è un tema che va avanti dallo scorso governo».
Sulle proteste dei comitati dichiara: «Le proteste le ascolto e le valuto con molta attenzione. Ma io devo governare, e fare ciò che è giusto. Perché ciò che è giusto, col tempo, diventa anche popolare».
«Dobbiamo parlare anche ai moderati in uscita dal Pd di Schlein»
Nell’intervista, il governatore ha affrontato anche altri temi, prettamente politici. «Il centrodestra non è litigioso, contrariamente a quanto accadeva con la sinistra al governo. Ci sono delle legittime differenze. Antonio Tajani sta facendo un lavoro straordinario al governo e nel partito, e Forza Italia fa bene a rappresentare la sua identità, ad assumere una propria posizione».
«Noi – dice – dobbiamo parlare a quel popolo dei moderati che magari oggi vota anche Fratelli d'Italia e Lega, ma lo fa non ritrovandosi appieno in quelle linee politiche. Dobbiamo parlare ai moderati in fuoriuscita da un Pd a guida Schlein, così come a quanti credettero nel Terzo Polo».
Rafforzare l'identità, quindi. Ma sulle Europee la domanda va al “dopo”: guardate ai socialisti per un'alleanza? «Tutt'altro. Noi guardiamo ad altre famiglie che non si riconoscono nel Partito socialista europeo e che possano comunque essere compatibili, per principi e valori, con il Ppe. Tra queste forze non c'è quella guidata da Marine Le Pen, che è ben diversa da Salvini. Il leader della Lega a Pontida può invitare chi vuole, ma Tajani ha fatto bene a dire “no” a qualsiasi ipotesi di alleanza».