«Mi sono appena candidato a presidente di quella terra e sono stato il primo a voler sottoporre al vaglio dell’Antimafia le liste dei candidati. La ‘ndrangheta è un cancro. Sono favorevole a un’attenzione altissima. Ma la mafia non può essere pretesto per non finire i processi».

Il capogruppo alla Camera e candidato per il centrodestra in Calabria Roberto Occhiuto prende posizione nello scontro in atto in Parlamento sulla questione della prescrizione prevista nella riforma Cartabia. Una posizione ribadita in una intervista al Corriere della Sera, nella quale il candidato alla guida della Regione risponde a una domanda specifica sull'allarme lanciato dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e da quello della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.


Lei viene da una terra oppressa dalla ‘ndrangheta, non la preoccupa l’allarme di Gratteri e Cafiero de Raho sui processi in fumo?

«La mafia non può essere pretesto per non finire i processi».

Usata a pretesto come?

«Contestando l’aggravante mafiosa e poi a fine processo viene riconosciuto che non c’era».

Ma respingendo la mediazione non si rischia di indebolire la lotta ai clan?

«La lotta ai clan si fa con processi veloci, una giustizia giusta e assicurando risorse agli inquirenti. Dopo ciò che è successo difficile che accoglieremo la pseudomediazione M5S».